Regia di James Griffiths vedi scheda film
La Carey Mulligan che sempre vorrei....
Su una remota isola del Galles vive Charles Heath, un curioso giovanotto pacioccone che può contare sulla rendita ottenuta con una vincita alla lotteria che definire straordinaria è dire poco. Tra le sue passioni, la più grande è quella della musica; in particolare ama le armonizzazioni acustiche pop-folk del duo McGwyer-Mortimer che già era uso ascoltare (e seguire nei concerti) insieme alla sua cara Mary, moglie che non c’è più. Ma va subito detto che l’altra grande passione di Charles è quella dei giochi di parole, dei calambour improvvisi che irrompono a profusione nei suoi discorsi, contribuendo in modo decisivo ad evidenziare la simpatia del personaggio.
In concomitanza con l’anniversario della scomparsa della moglie, decide di “investire” una somma rilevante per organizzare sull’isola un concerto del duo McGwyer-Mortimer, organizzando però l’evento in maniera non proprio professionale in linea con il suo carattere di persona semplice e buona.
L’arrivo di Herb McGwyer sull’isola (scena che apre il film) è già tutto un programma, e l’atteggiamento un po’ snob del musicista, che fa subito a pugni con l’entusiasmo ingenuo del suo anfitrione, dovrà presto rimodularsi quando, non essendo stato anticipatamente avvisato della cosa, vedrà giungere in loco la sua ex partner artistica e sentimentale Nell Mortimer accompagnata peraltro dall’ingombrante marito.
La “reunion”, ammantata dell’euforia di Charles, dovrà presto vestirsi dei panni del passato, un passato irrisolto e mai fino in fondo chiarito, col riaffiorare di cose che si credevano “acqua passata” e che invece, con le vibrazioni della chitarra di Herb e il cinguettio della voce di Nell in un contesto fuori da ogni mondo, si ripresentano in una nuova, retroversa prospettiva.
Di questo film semplice e grazioso, la prima cosa che personalmente rilevo e saluto con grande felicità è il ritorno della mia adorata Carey Mulligan ad un ruolo che, se non può essere definito proprio “brillante”, è quanto meno leggero: da sempre, dai tempi di “An Education” (che subito la proiettò, anche grazie alla nomination all’Oscar che le valse, nel giro delle attrici di primo piano) sostengo, anche in contrasto con ciò che lei medesima pensa di se stessa, che i ruoli drammatici non le si addicano affatto, e che la freschezza dei suoi tratti, il tono della sua voce, la sua risata e la sua espressività siano molto più valorizzati in ruoli “frizzantini” come quello di Nell Mortimer laddove poi, ove poi si renda necessario ad un certo punto dover seguire una curva seriosa, il suo indiscusso talento può essere certamente utilizzato con un ampio spettro.
Il film, come dicevo, è certamente gradevole. Tuttavia alcune ombre lo attraversano, così come certe efficaci luci intermittenti date dai personaggi secondari (Amanda, la schiva proprietaria del negozio/minimarket dell’isola nel quale riesce a far trovare tutto anche se non ha niente di ciò che le viene chiesto; ma anche Michael, il marito di Nell, appassionato ornitologo dilettante che sa stare al suo posto senza farsi umiliare da nessuno). Le “ombre” sono date da una esagerata esasperazione con la quale è resa la passione musicale (ed umana) di Charles nei confronti dei suoi beniamini in riferimento alla quale qualche “taglio” in fase di montaggio (o scrittura, non saprei) sarebbe stato benefico.
Detto già della performance attoriale della Mulligan, rilevo qualche inciampo nella prestazione di Tim Key (Charles), i cui ammiccamenti lacrimo/labiali nei momenti di grande commozione non sono esattamente quelli di un grande attore (fantastico invece nei momenti di disambiguazione durante i suoi giochi di parole); mi limito alla sufficienza per Tom Basden (Herb) ma solo per la porzione recitativa (il suo ruolo di duro e fragile al tempo stesso, però, non era facile), mentre per quella musicale (è lui l’autore delle canzoni che fanno da scheletro alla vicenda) gli tributo un grosso applauso: oggi che il panorama musicale è quello che è, ha saputo trovare il modo di comporre, cantare, suonare, dire, armonizzare come si deve, almeno per noi che c’abbiamo gli anni che c’abbiamo, e che sono anche molti di più dei suoi e della Mulligan.
Dieci e lode invece per Sian Clifford (Amanda), che nei suoi brevi “caroselli” (e nel finale che la vede poi co-protagonista) regge con costanza l’umiltà riservatale dalla sceneggiatura, mettendoci di suo sale, pepe, riso, burro d’arachidi… e ogni altra cosa che il negozio nel quale il suo personaggio è contenuto (direi in maniera marsupiale) con generosità e brio.
Film divertente. Se niente niente avete in casa una chitarra acustica, aveste un minimo di tecnica e di passione e vi andasse di accompagnare Herb McGwyer intanto che si esibisce in faccia all’oceano… bé, buona visione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta