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Bugonia

Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film

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La recensione su Bugonia

di Antisistema
5 stelle

Tutto è un complotto, quindi la realtà non è mai come appare. Yorgos Lanthimos ha sempre mostrato una certa insofferenza nel proprio cinema, nei confronti di un potere morale, politico o sociale capace di imporre la propria visione del mondo a scapito di molte altre. Nei film realizzati in Grecia, la secca austerità dello stile, si posava benissimo con i simboli satirici della narrazione, elementi sempre più venuti meno nelle pellicole in lingua inglese, dove le immagini distorte tramite gli “eye-fishes” largamente adoperati nei film “La Favorita” (2018) e “Povere Creature” (2023), mostrano il fianco ad critica sempre sagace, ma priva della corrosività originaria, perché posta al servizio di riflessioni sempre più congruenti nelle conclusioni a ciò che l’industria del cinema impone.
“Bugonia” (2025), torna ai numi tutelari Kubrick e Haneke, con la commedia nera dell’assurdo, che tanta fortuna fece con “Kynodontas” (2008), confezionando un remake di film sud-coreano del 2003.
Teddy Ganz (Jesse Plemons) e suo cugino neuro-divergente Don (Aidan Delbis), si situano fuori dai margini di una società, percepita estranea e mistificatoria. Il mondo è governato da alieni mimetizzati come umani sotto mentite spoglie, un espediente molto alla “Essi Vivono” di John Carpenter (1987), ma senza bisogno di occhiali, in quanto la rete internet risulta già di per sé sufficiente per “vedere”- e la CEO di un’importante società farmaceutica Michele Fuller (Emma Stone), viene identificata dai due come una di loro.
Lanthimos lavora di metafora e simboli, a scapito del lavoro sui corpi - sfatti e slabbrati quelli dei due proletari complottisti e perfetto senza sudore quella dell’amministratrice Michele -. Si guarda ad Haneke senza esserlo, quando Carpenter abbracciando appieno il “terreno”, aveva mostrato la verità dietro la facciata.
Il “come” di congiunzione, unisce un impianto sovra-strutturale abbastanza scipito e intriso di verbosità claustrofobica, ancora più dello scantinato oscuro, in cui risulta ambientata la vicenda.

 

Jesse Plemons, Aidan Delbis

Bugonia (2025): Jesse Plemons, Aidan Delbis


Il rimando del titolo ad un passo descrittivo contenuto nelle “Georgiche” di Virgilio, finge da ulteriore sottolineatura di un’umanità talmente lacerata e divisa da iniquità socio-economiche, che di fatto l’altro agli occhi di chi sta “in basso” finisca con il risultare di fatto un vero e proprio alieno, che trae la sua prosperità dal sangue dei sacrificati lavoratori.
Dove Carpenter utilizzava il genere, demistificando l’allegoria ingannevole a favore di un thriller action fantascientifico nudo e crudo, Lanthimos sceglie di guardare all’eleganza rarefatta di Kubrick, senza possederne il rigore. Il film finisce con lo smarrire il suo scopo con il passare nei minuti, addentrandosi in territori grotteschi e deliranti, tramite l’immagine della Terra piatta che introduce i vari capitoli, in una demenzialità totale, che priva la satira metaforica (di grana grossa), di ogni impatto visivo.
Si urla per nascondere il vuoto di energia di tante idee, sprigionate senza una direzione precisa. Così che “Bugonia”, smarritosi tra il non voler essere un B-movie e un’opera d’autore raffinata, afferma la natura furba, atta a voler spiazzare lo spettatore, con escamotage narrativi prevedibili e risaputi, saccheggiati ampiamente dalla narrativa fantascientifica dei racconti del novecento e la follia esagerata dell’opera originale. Anche un orologio rotto, segna due volte l’ora giusta. Tra passaggi narrativi secondari esornativi, il b/n già risaputo nell’utilizzo, lo spostamento del malessere neo-liberale dall’umano all’estraneo e una Emma Stone atta oramai solo ad offendere il proprio corpo in ogni modo possibile, si staglia infatti la dolente sofferenza di Teddy Ganz, di cui Plemmons fa propria l’assurdità del male di vivere, dissolvendo ogni dimensione politica nel mare magnum del complottismo. Una scintilla riflessiva in nuce che non esplode mai nella follia dell’assurdo intrinseca al mondo odierno.  

 

Emma Stone

Bugonia (2025): Emma Stone

  

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