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Warfare - Tempo di guerra

Regia di Alex Garland, Ray Mendoza vedi scheda film

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La recensione su Warfare - Tempo di guerra

di Souther78
4 stelle

Film che aspira al realismo, ma finisce per essere di cortissimo respiro. Più che costernarci per la sorte dei giovani soldati, dovremmo riflettere sulle motivazioni dei conflitti, e non rassegnarci come se fossero nella natura umana: sono, invece, scelte eteronome cui aderiamo grazie al lavaggio del cervello pianificato a tavolino.

 
La guerra, ci hanno insegnato, può essere uno strumento di oppressione per interessi economici o politici. La storia ci racconta che ci sono guerre buone e guerre cattive: quelle buone sono fatte per la "liberazione" dagli oppressori, normalmente stranieri, mentre quelle cattive sono fatte da perfidi dittatori. Gli Stati Uniti, nel progetto globalista massonico, rivestono oggi il ruolo che all'epoca gli arconti assegnarono all'impero romano, latore di invasioni e deportazioni. Nessuno, a scuola, ci dice di interrogarci sul senso di certe ricorrenze storiche, o sulle motivazioni che avrebbero spinto chi (apparentemente) governava ad agire come agiva. Piuttosto, ci raccontano storielle sulle micce che avrebbero innescato chissà quali reconditi e ancestrali dissapori tra popoli. Ma la storia - lo vediamo sotto i nostri occhi - si scrive quotidianamente nella falsità e nella mistificazione: si creano gruppi "terroristici", per poi lamentarsi di attentati pianificati a tavolino dalle "vittime", al fine di giustificare restrizioni in nome della sicurezza, controlli, guerre, cessioni di potere. Appena un Gheddafi di turno tira fuori la moneta aurea e cerca di uscire dal giogo delle banche centrali, ecco che si scatena l'inferno. Questa è la storia delle guerre: un infinito susseguirsi di distrazioni e sotterfugi, al fine di modellare il globo a piacimento degli ignobili massoni.
Le guerre medio-orientali sono l'apoteosi del Truman Show: conflitti insensati, giustificati come al solito con il doppio binario narrativo istituzionale, cioè quello ufficiale (c'è il terrorismo e la minaccia della democrazia), e quello ufficioso (c'è l'interesse per il petrolio). Ovviamente sono entrambe storielle, e la verità è la terza, cioè quella che non finirà mai in alcun tiggì: non frega niente a nessuno nè della democrazia, nè del petrolio. La guerra serve ben altri scopi, dall'accentramento del potere, al controllo della popolazione, alla distrazione di massa, al depopolamento. 
 
Opere come questa vengono celebrate perchè mostrerebbero l'orrore della guerra. Ma chi ce lo mostra? Netflix, Amazon/MGM, che stanno in mano a Blackrock, che, a sua volta, controlla gli armamenti e la politica e qualunque altra cosa al mondo? E' il solito giochino delle tre carte: da un lato ti ammazzano, dall'altra fingono di volerti salvare. Così chi non abbocca da una parte, abbocca dall'altra, ignorando che chi muove i fili è sempre il solito burattinaio.
 
Il realismo sarebbe la bandiera di questo film, ma è un realismo fine a se stesso, che dovrebbe indurre riflessioni assai diverse da quella che, forse, si ripropongono gli autori, e che suonerebbe pressappoco così: "Oh mio Dio, che orrore la guerra... Quanta violenza!". E poi? E poi, nulla: andiamo a farci un bell'hamburger al Merd Donald e domani si ricomincia un'altra giornata di schiavitù, mentre qualche massoncello fatto sindaco ci dice dove e come possiamo spostarci nella nostra città videosorvegliata più del caveau di Fort Knox.
 
A livello registico la costruzione dell'azione è assai carente, poichè manca completamente uno sguardo d'insieme: sembra che sposare il punto di vista dei protagonisti, come nel vissuto reale, decontestualizzi troppo gli accadimenti, con il risultato che, più che essere trascinati nella spirale di paura dei soldati, si finisce per non comprendere lo sviluppo. Insomma, chi c'è dall'altra parte? E, soprattutto, che ne è della infinita superiorità statunitense? 
Alla fine ciò che rimane è un mediocre war movie con aspirazioni di realismo quasi documentaristico, che però non coinvolge, non convince, e non decolla mai realmente: il merito principale è quello di farci realizzare la pochezza, al di là dei film di propaganda. Niente eroi, coraggio da vendere, niente mosse di karate, niente superpotenza militare... ragazzini allo sbaraglio usati come carne da macello per alimentare le mire dei pedosatanisti che governano il mondo. Questo è l'unico sentimento che ha accompagnato la mia visione, ma sono certo che quella altrui sarà dominata dal sopra citato binario: chi esaltato dalla retorica militarista, e chi, intriso di buonismo a buon mercato, sconvolto dall'ultraviolenza guerresca.
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