Regia di César Augusto Acevedo vedi scheda film
Horizonte (2024): locandina
CINEMA OLTRECONFINE
Basilio cammina indisturbato, invisibile allo sguardo altrui.
Cammina per strade in rovina, percorre luoghi circondati da ruderi e solitudine. Raggiunge vicoli desolati che lo conducono presso uno spoglio un cimitero.
Sta cercando sua madre, Iñes Soto.
Alla fine la trova dentro una casa semi distrutta, dopo aver attraversato un campo ricco di vegetazione sovrastato da un cielo plumbeo poco rassicurante. Lei tuttavia non lo riconosce, poiché, trascorsi troppi anni, egli non assomiglia più affatto al figlio che afferma di aver perso anni fa.
Questo modo di fare e comportarsi un po' apatico, un po' malinconico, trova una sua ragion d'essere solo nella verità di fondo che li giustifica: sono entrambi fantasmi, inquieti per indole e ruolo. Ognuno di loro ha concluso la propria vita terrena durante drammatici ma differenti momenti storici e su fronti diversi di una stessa tremenda guerra civile fratricida.
Ines è rimasta fedele alla sua natura umana, mentre il figlio Basilio si è arruolato suo malgradoum per sopravvivere ad una esistenza senza prosoettive.
Insieme I due spiriti si uniscono in un viaggio alla ricerca di pace e redenzione. Il cammino li conduce attraverso il regno dei ricordi dove ognuno è costretto ad affrontare ancora una volta le sue vittime, amici e aguzzini, facendo i conti, in particolare Basilio, con l'uomo adulto che è diventato prima di morire.
Horizonte (2024): scena
È pervaso da una straniante e lugubre atmosfera da limbo il secondo lungometraggio di César Augusto Acevedo, a parecchi anni di distanza dal suo acclamato esordio avvenuto nel 2015 con il non meno rigoroso Il mondo fragile, con cui il regista partecipò al Festival di Cannes alla sezione Semaine de la Critique, aggiudicandosi niente meno che la prestigiosa Caméra D'Or, ovvero il riconoscimento alla migliore opera prima.
Le guerre civili spesso si rivelano più lunghe e sanguinose di ogni altro tipo di conflitto.
Quella colombiana, che iniziò nel lontano 1962 e si protrasse fino al 2016, ha condotto a centinaia di migliaia di vittime.
Intere famiglie sterminate negli anni, in cui parenti anche prossimi non hanno avuto tempo di frequentarsi e conoscersi come avrebbero meritato. Attraverso scenografie suggestive, ma lugubri e tetre ed effetti speciali do forte impatto, ma anche stordenti, Horizonte racconta un viaggio materiale, ma soorattutto morale, addentro agli orrori di un conflitto senza fine.
Acevedo non si cura di risultare mai piacevole, anzi calca la mano sulla tragedia sempre incombente, e convince proprio per l'insistenza con cui l'autore si concentra ad osservare ciò che resta di uno sterminato campo di battaia in cui non esistono vincitori, ma solo cadaveri e sconfitti. Apparentemente manierato e velleitario, Horizonte tuttavia funziona come ammonimento contro un pericolo che mai come in questi ultimi periodi di violenze e scontri tra popoli confinanti, si rivela tristemente attuale.
Oltre ad un attonito protagonista, Basilio, efficacemente reso dall'attore Claudio Cataño, l'attenzione presto si concentra sulla prestazione sempre ispirata di una nota grande attrice sudamericana, l'attrice cilena Paulina García, divenuta assai famosa per Gloria di Sebastián Lelio del 2013, e poi in grado di dar vita nel corso degli anni successivi a personaggi di donna sempre molto emozionanti e tenaci.
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