Regia di Francesco Zippel vedi scheda film
Gian Maria Volontè. Un attore e, prima ancora, un uomo così proteiforme e con una vita - sia sul set che fuori da esso - così ricca potrebbe, quello sì, essere raccontato in mille modi diversi. Ci era riuscita benissimo Virginia Onorato, a dieci anni dalla morte, con Gian Maria Volontè: un attore "contro". In questo omaggio che, ancora una volta, fa cifra tonda con la data della scomparsa, Francesco Zippel sceglie invece la via più scontata: quella del raccontino cronologico, costellato dalle immancabili testimonianze che si alternano a riprese televisive, frammenti teatrali e brani di film. Se il documentario ha una cifra, questa va cercata nel tentativo di affondare l'analisi fenomenologica del Volontè attore: l'ossessione per il perfezionismo, l'attenzione al linguaggio, la cura dell'espressività della voce. Fabrizio Gifuni, Daniele Vicari, Pierfrancesco Favino e Toni Servillo hanno il merito di offrirne le sfaccettature più interessanti, e tuttavia rimane il sospetto che si sarebbe potuto osare di più, ad esempio lavorando solo con i materiali d'archivio, intrecciando passato e presente in un flusso visivo e sonoro più coerente. Del resto, Volontè - attore senza scuola - resta un enigma, un prisma che illumina ancora generazioni di interpreti. Le testimonianze di Golino, Mastandrea o la stessa figlia Giovanna aggiungono ritratti a tratti amari: l'uomo ossessivo, scontroso, indifferente al futuro, eppure rivoluzionario, politicamente impegnato e controverso come pochi. Ma il neofita che non conoscesse i suoi film rimarrebbe con gli stessi dubbi che lo attanaglierebbero sul finale: perché mai concludere con Joan Baez che canta A Hard Rain's a-Gonna Fall in studio?
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta