Regia di Mark L. Lester vedi scheda film
HIcksploitation che si vorrebbe destinata alla portata di tutti. Da evitare.
Film piuttosto deludente ambientato nel mondo degli "stunt show", spettacoli acrobatici con automobili presenti anche nei nostri luna park.
La trama, piuttosto minimale e poco strutturata, ci narra delle avventure di Dusty Russell, che da straniero squattrinato diviene una vera e propria star di detti "stunt shows", tanto da suscitare l'invidia dei suoi colleghi che non staranno certo con le mani in mano.
Una vicenda pseudo-documentaristica commistionata con elementi di fiction volta a descrivere la vita degli stunt-men e dei continui rischi a cui sono sottoposti nello svolgimento del proprio lavoro purtroppo trattata in maniera irrisolta da parte del prolifico regista di B movies Mark L. Lester.
L'utilizzo di attori non professionisti, reclutati in gran parte dal mondo degli stunt-men, si è rivelato poi in linea di massima fallimentare. Ciò a partire dal protagonista assoluto, il cui ruolo è affidato allo stesso Dusty Russell in persona, conosciuto come una delle maggiori attrazioni in spettacoli di tal fatta. Totalmente privo del necessario aplomb del supereroe e con la complicità di un copione a dir poco latitante, dà inoltre l'impressione di esser buttato in questa sua unica esperienza attoriale letteralmente allo sbaraglio senza alcuna chiarezza sul cosa fare e sul come andare avanti.
Se le parti degli antagonisti (i cui nomi non ci direbbero assolutamente nulla) risultano sostanzialmente dimenticabili, riducendosi il loro apporto recitativo a poche pose, non va meglio la protagonista femminile interpretata da certa Laura Brooks, altra esordiente rimasta tale. Chiamata a interpretare il classico ruolo di bella (neanche tanto) e scema (questo senz'altro), non sembra andare al di là delle solite espressioni imbambolate degne delle peggiori comprimarie dei più scalcinati "X rated movies" del periodo.
Nella generale e generalizzata mediocrità menzioniamo lo sconosciuto figuro nella parte dell'amico sfigato di Dusty Russell, che troverà la morte gareggiando in sostituzione di quest'ultimo, nonchè il pacioso e baffuto impresario degli spettacoli che apprendo essere nella vita reale un mero annunciatore degli stessi. Un personaggio che si vorrebbe al contempo cinico e paternalista in guisa di un "tycoon" in versione povera, totalmente rovinato da dialoghi superficiali e irritanti nella loro banalità che lo sgangherato copione gli mette continuamente in bocca.
Eppure il film nella parte iniziale sembrava incanalarsi nei corretti binari del bizzarro, con un protagonista, alto come Paolo Villaggio e con un look a metà tra un Massimo Lopez in crisi depressiva e un Ron Jeremy post coitum, che altre mani avrebbero senz'altro sfruttato nella sua chiave più weirda e straniante, anzichè puntare su una capacità attoriale sulla quale non si può far altro che stendere un velo pietoso.
Inizialmente assoldato dal titolare di un bar per trasportare clandestinamente alcuni galloni di superalcolico fuori dalla contea con una scassatissima Buick del 1939, sarà in grado, nell'ordine, di sfondare una baracca di legno; seminare e mandare fuori strada la polizia impegnata nell'inseguimento e lasciare l'immancabile ispettore ciccione e fumatore di sigaro a disperarsi e a inveire con la sua automobile ribaltata dentro un fiume. Sempre a bordo del detto catorcio, il nostro improbabile supereroe si renderà poi vincitore di un delirante "derby dello sfascio", scalcinato spettacolo destinato alle platee sudiste consistente in automobili che si scontrano fra loro sino a ridursi in rottami inutilizzabili.
Nonostante alcune scazzottate accelerate alla maniera delle comiche di Ridolini, in grado di suscitare in noi inguaribili cultori del trash crasse risate involontarie, il mediocre Mark L. Lester commette l'errore imperdonabile di prendersi incredibilmente sul serio, girando un prodotto piatto e noioso, quasi totalmente privo di sesso e di violenza, contrariamente a quanto si sarebbe convenuto nelle coeve produzioni indipendenti e a basso budget.
Dimostrandosi totalmente incapace di approfondire la psicologia dei personaggi, nonchè di descrivere con efficacia l'ambiente retrivo dell'assolata e desolata pianura del Sud degli Stati Uniti con il suo bigottismo, la sua ignavia ("qui in Kentucky non c'è molto da fare", sbotta una delle figuranti) e i suoi bar popolati da alcolizzati nullafacenti, Lester procede senza sapere dove andare a parare in una storia che fa acqua da tutte le parti. I clamorosi buchi di sceneggiatura vengono poi malamente riempiti da interminabili ed estenuanti trasferte per raggiungere le locations dei vari "stunt shows", fra l'altro ripresi in maniera pedestre, senza un montaggio in grado di dare alcun ritmo e velocità.
Il tutto sino a un finale che vorrebbe essere tragico e struggente ma che risulta anch'esso tirato via in maniera frettolosa e raffazzonata.
Completa il tutto una colonna sonora banale dal sapore inevitabilmente country.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta