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Frammenti di luce

Regia di Rúnar Rúnarsson vedi scheda film

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La recensione su Frammenti di luce

di barabbovich
5 stelle

Prima di partire, Diddi (Einarsson) promette a Una (Hall) che all'indomani avrebbe detto a Klara (Njalsdottir), la sua ragazza, che la loro storia è finita perché lui vuole stare con Una. Un incidente in auto gli è fatale. Ignorando la relazione tra Diddi e Una, tutti i loro amici consolano Klara, costringendo Una a vivere da sola il proprio dolore. Quest'ultima cercherà allora di fare amicizia proprio con la sua ignara rivale.
Al suo quarto film (pessimo il titolo italiano, ma anche quello islandese - traducibile con "rifrazione" - non è da meno), Rúnar Rúnarsson firma un'opera sul tema dell'elaborazione del lutto che non va oltre la cronaca in presa diretta. La confezione è elegante (fotografia curatissima, qualche trovata visiva con i riflessi di luce da manuale e pure un brano di Jóhann Jóhannsson, Odi et amo, usato con ossessiva insistenza), ma la sostanza resta fragile. Costantemente alla ricerca della trovata da cinema d'essai, il film risulta freddo come i luoghi dove è ambientato, non riuscendo mai a coinvolgere davvero l'emotività dello spettatore, che resta più colpito dai tramonti speculari di apertura e chiusura che non dalle lacrime dei personaggi. Le scelte narrative improbabili (quand'è che Una cambia le scarpe da calcio?) e gli episodi gratuiti (la lite in strada con un automobilista) non aiutano a prendere sul serio un racconto che pure vorrebbe parlare di dolore indicibile. E se Cannes lo ha accolto nella sua sezione Un Certain Regard, confermando quanto l'autore sia di casa al festival, l'impressione è che Rúnarsson confidi troppo nella suggestione della cornice e troppo poco nella forza della storia. Quegli ottanta minuti di visione, che paiono durare il doppio, meritano, è vero, un cenno: l'inquadratura nella quale i volti delle due rivali si sovrappongono resta un'immagine potente, capace di condensare in un attimo il senso di una perdita non condivisibile. Ma è un lampo isolato, una rifrazione appunto, dentro un film che somiglia più a un esercizio di stile che a un'esperienza davvero memorabile.

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