Regia di Alain Guiraudie vedi scheda film
Alla morte del suo ex datore di lavoro, il trentenne Jérémie (Kysyl) torna per il funerale nel piccolo villaggio sulle alpi francesi dove faceva il panettiere. La sua presenza non è vista di buon occhio dal figlio del defunto (Durand), un ex compagno di giochi che teme che Jérémie possa insidiare la madre (Frot). È l'occasione per un litigio tra i due uomini che finisce in tragedia, ma la verità verrà difficilmente a galla soprattutto per via della mediazione del parroco del paese (Develay).
Ve lo ricordate Alain Guiraudie, quello che aveva osato l'inosabile con Lo sconosciuto del lago? In questa occasione lo stile del sessantenne regista francese rimane intatto, ugualmente straniato, privo di colonna sonora e con personaggi scelti sulla base di criteri fisiognomici perfettamente indovinati. La trama gialla è solo un pretesto (ben riuscito) che fa da sponda a un apologo morale tutto da decostruire. Qui, però, l'elemento religioso - già esplicitato nel titolo originale, Miséricorde - guida l'intero impianto narrativo di secondo ordine. La misericordia diventa allora l'altra faccia del desiderio, autentico motore del racconto in tutte le sue forme: edipico, sessuale, filiale. Da questo intreccio di pulsioni esce un cinema eccentrico, sghembo, capacissimo di sfuggire al realismo e all'ideologia dell'intrattenimento nonché di ricordarci che la vera trasgressione, oggi, è guardare senza moralismo e raccontare senza certezze.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta