Regia di Halfdan Ullmann Tøndel vedi scheda film
Quando si sale di latitudine e ci si imbatte nel Cinema del nord Europa, generalmente si entra in un arte cinematografica di alta, altissima qualità recitativa che spesso affonda le sue abilità dentro la polpa di drammi psicologici e/o famigliari, che vengono eviscerati senza alcuna ipocrisia. Parlo del Cinema danese, soprattutto, ma anche di quello scandinavo. "Armand" è un tipico esempio di quel Cinema, quindi attori stratosferici, tutti, impianto teatrale, (il labirinto di una scuola, che si fa metafora), e una progressiva disgregazione di tutte le certezze, portando a galla segreti e miserie. In questo caso, però, il film dell'esordiente Halfdan Ullmann Tondel, norvegese, esagera nella sua estrema stilizzazione di una storia all'apparenza banale, (uno spiacevole episodio fra due bambini di sei anni), imbastendo due ore di visione estremamente difficili e complesse. Con la prima ora del tutto dedicata alla riunione fra i genitori interessati, insegnante, preside e assistente, con un serrato dialogo che avviene in un'unica stanza (aula), già si mette a dura prova il livello di attenzione, ma quando poi, nella seconda ora, nel film s'inseriscono pure situazioni oniriche e surreali, il labirinto diventa insostenibile e non mi vergogno di dire che mi sono perso, senza provarne il minimo piacere. Molto cerebrale, troppo, uccide anche a causa di una lunghezza eccessiva. Ripeto, attori eccezionali ma risultato stupidamente complesso. Elitario.
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