Regia di Magnus von Horn vedi scheda film
Karoline è una giovane operaia nella Copenaghen del primo dopoguerra che, dopo essere stata sedotta e abbandonata dal suo capo, si ritrova incinta e senza lavoro. Viene così mandata da Dagmar, la proprietaria di un negozio di dolci che gestisce anche un'agenzia di adozioni illegali, la quale offre a madri povere di dare via i propri figli indesiderati. Il film esplora i temi della solidarietà femminile in un contesto di profonda crudeltà, della maternità e delle difficoltà delle donne nella società patriarcale del dopoguerra, presentando un "inferno in terra" dove la bellezza viscerale delle immagini contrappone la brutalità delle azioni. Il film mostra anche una società cieca e indifferente alle fragilità umane, dove le donne come Karoline sono costrette dalla povertà e dalla disuguaglianza a trovare strade estreme per sopravvivere, culminando in una conclusione che, seppur amara, suggerisce un piccolo spiraglio di speranza nell'empatia e nella collaborazione. Magnus von Horn dirige e co-sceneggia un'opera, che si distingue per la sua fotografia in bianco e nero espressionista di Michal Dymek, creata per evocare un'atmosfera cupa e opprimente, simile a un'esplorazione storica della crudeltà e del dolore. La sceneggiatura di Line Langebek e Magnus von Horn intreccia la storia vera di Dagmar, una serial killer di neonati, con un racconto sulle difficoltà delle donne nel 1919, utilizzando l'estetica e la messinscena per enfatizzare questi temi. La recitazione è caratterizzata da performance intense che si concentrano sull'espressione corporea e facciale per trasmettere dolore, terrore e profonda umanità, quasi trascendendo l'identità individuale e la logica narrativa per toccare lo spettatore a un livello emotivo e quasi tattile. Le interpretazioni mirano a generare un senso di collettività informe, dove le singole identità si fondono per creare un'esperienza emotiva e disturbante che ricorda la poetica delle immagini affettive di Carl T. Dreyer Consiglio vivamente di vederlo per la sua estetica potentemente evocativa in bianco e nero, ispirata a una vera storia di serial killer danese, che trasforma il racconto in una fiaba gotica per adulti e un'esperienza cinematografica inclassificabile. The girl with the niddle è consigliato soprattutto agli amanti del cinema d'autore, per la sua meticolosa ricostruzione storica, la sua estetica "spettrale" e la sua capacità di affrontare temi difficili.
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