Regia di Sean Baker vedi scheda film
Baker costruisce un equilibrio perfetto tra la commedia e il dramma, dando spazio a personaggi che, pur immersi in situazioni straordinarie, sono soprattutto terribilmente umani. Ani non è una vittima, né una santa, ma una donna che cerca di ritagliarsi un posto in un mondo che non l’ha mai davvero vista, che la giudica e la usa come oggetto. Eppure, proprio nel suo “essere usata” nasce la sua forza: il suo umorismo cinico, il suo acuto accento di Brooklyn e la sua capacità di navigare le acque torbide della vita rendono il suo personaggio un inno alla resistenza, un tentativo, piccolo e irrilevante forse, ma pur sempre vero, di costruire un futuro.
Come in Le notti di Cabiria, anche in Anora il racconto si chiude prima che la vita possa davvero ricominciare. Entrambe le protagoniste (Cabiria e Ani) vengono illuse, ferite, eppure qualcosa di loro rimane in piedi, testardo, pronto a resistere. Non c’è un lieto fine nel senso hollywoodiano del termine: niente limousine sotto casa, nessun principe redento. Quello è il terreno di Pretty Woman, che pure resta un riferimento inevitabile quando si parla di donne che si muovono tra amore e lavoro sessuale. Ma il mondo di Anora, come quello di Fellini, rifiuta la chiusura confortante della fiaba.
Alla fine, Anora ha fatto il colpaccio. Cinque Oscar su sei nomination: un risultato che non capita spesso, tanto meno per un film indipendente, anomalo, di quelli che inizialmente sembrano destinati a farsi notare più dai critici che dai votanti dell'Academy. E invece. Montaggio, sceneggiatura originale, regia, miglior film e (quasi inevitabilmente) miglior attrice protagonista.
Che Anora fosse un film costruito attorno a Mikey Madison lo si capiva da subito. Non solo perché domina ogni scena, ma perché tutto è filtrato attraverso la sua presenza. Madison non interpreta semplicemente Ani: la abita, la difende, la reinventa in tempo reale. È la sua voce, il suo sguardo tagliente e ferito, che tiene insieme un’opera che si muove costantemente tra realismo sporco e romanticismo disilluso.Ma dietro le logiche dell’Academy, dietro i trend delle premiazioni precedenti e la prevedibilità calcolata delle campagne Oscar, resta il fatto più semplice: Madison è Anora. E senza di lei, probabilmente, il film non avrebbe avuto lo stesso impatto, né lo stesso destino.
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