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Anora

Regia di Sean Baker vedi scheda film

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La recensione su Anora

di AndreaMarciano
8 stelle

Da Hollywood notizie interessanti

Sean Baker è da sempre un tipico regista indie di razza pura: 7 film low budget, di cui 4 sul mondo delle sex worker, autore in tutto e per tutto delle sue opere (oltre la regia, scrive la sceneggiatura e monta); in camera da letto ha appeso il poster de Le notti di Cabiria di Fellini e ha un profilo Letterboxd che usa come un qualsiasi altro utente per “loggare” i film che guarda (nella bio scrive anche che «Non leggo le recensioni dei miei film» con tanto di smile). Il ritratto, insomma, del filmmaker qualsiasi, il quale però ieri sera si è portato a casa 4 Oscar in una botta sola (record assoluto che eguaglia Walt Disney nel 1954). Seconda notizia interessante: Anora è una commedia che si è portata a casa 5 statuette. Non male per un genere che è spesso e volentieri sottovalutato, o peggio, percepito come facile intrattenimento di basso valore culturale per le masse. E invece, Anora dimostra che è molto più di tutto questo: il cinema di Baker è infatti in grado di raccontare il contemporaneo in salsa Shameless, spostando l’occhio sui personaggi che popolano le periferie americane e che sfruttano le contraddizioni del superficiale e grottesco (in senso tarantiniano) sistema capitalistico (in un mondo dove solo chi ha il corpo di Mikey Madison può scalare i gradini della società). Fin qui però solo acqua calda. Tanto è vero che lo stesso Baker sostiene di «Non fare nulla di nuovo». Sì, è tutto molto molto lineare, ma allo stesso tempo costruito passo dopo passo, con un ritmo dal crescendo inaspettato ben sostenuto, e di cui il fulcro centrale (quella scena plotwist che, vado a memoria, dura 28 minuti) rimescola i personaggi, le carte del racconto, dove i cattivi diventano i buoni e viceversa risultando non così distante dal reale (c’è chi ha ricordato il recente cambio atteggiamento dell’amministrazione Trump nei confronti della Russia). Baker gira con una forma classica ma allo stesso tempo - da bravo cinefilo/cineasta - la concretizza in un low-blockbuster (solo 6 milioni di dollari) drammaticamente posticcio, cinicamente postmodernista e quindi riflessivo dell'epoca che stiamo vivendo. Gli Oscar di quest’anno hanno lanciato nel mondo delle grandi produzioni un modo di fare cinema appassionato, ancorato al reale e al racconto senza pregiudizi o faziosità, e lontano da ogni logica di distribuzione… piattaformata. Era anche ora.

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