Regia di Ari Aster vedi scheda film
Pur non senza suscitare perplessità (utili però al mantenimento di un'attenzione critica), "Eddington" riesce bene a catturare il caos (post?)politico degli usa e del cosiddetto mondo occidentale, attraversato da conflittualità sempre più accese (a volte senza nemmeno ragioni ideologiche) e avvelenato da una mediaticità onnipresente: da rivedere!
Ari Aster a quanto pare da sempre voleva realizzare un Western di ambientazione contemporanea e, dopo Beau Is Afraid, annuncia che il suo prossimo progetto è proprio questo tipo di film, con riferimenti alla pandemia di covid-19: dopo il debutto a Cannes nel 2025, Eddington viene distribuito con poco successo al botteghino ma una generalmente buona accoglienza critica.
Visto al Beltrade nella proiezione successiva a quella con previsto l'intervento di Ari Aster, io e l'amico con cui andai abbiamo comunque avuto modo di vedere Aster in persona passarci davanti mentre entrava nel cinema. Aneddoto a parte, nutrivo alte aspettative per questo quarto Lungometraggio asteriano, anche per il Tema che prometteva di essere molto politico. Su tale fronte, devo ammettere che ho avuto, a questa prima visione, un po' di perplessità: a differenza del contemporaneo One Battle After Another di Anderson, dove pur ironizzando su tutte le parti in campo è chiara una bussola etica nettamente più tendente a sinistra e contro il reazionarismo galoppante, il film di Aster sembra avere una maggior confusione politica, se vogliamo analoga a quella del garlandiano Civil War ma senza l'accortezza di mascherarla tenendo nascoste le ragioni ideologiche, perché in Aster invece gli accenni alle ideologie abbondano e quindi chi, come me, tende verso una certa direzione (sinistra radicale, nel mio specifico anarchica), nota degli abbozzi apparentemente goffi in certe rappresentazioni, con culmine di ambiguità incarnato dalla (SPOILER abbondanti) organizzazione misteriosa che, introdotta su un jet con slogan vari che potrebbero da un lato connotarla come "Antifa" (parlerò poi dell'altro lato della medaglia), irrompe nella cittadina di Eddington nel finale.
Da questo punto, però, parto per affrontare i (numerosi) punti positivi trovati nel film. Infatti, oltre a trovare stimolante la messa in discussione che il film mi obbliga a operare sulla mia persona e le mie idee (non mi riferisco tanto alla "cellula Antifa", perché so benissimo che la teoria di Antifa come organizzazione terroristica è una bufala dell'estrema destra, quanto alle derive banali delle manifestazioni), ritengo che diversi aspetti, come tra l'altro dichiarato dallo stesso Aster ìlasciando aperta la porta a interpretazioni varie, siano da intendere come caricature di stampo satirico dei deliri complottisti che stanno ultimamente imperversando nelle società in cui ci tocca vivere. Da qui riprendo la questione "cellula Antifa": infatti, venendo rappresentata come un gruppo militarmente organizzato, il sospetto che siano la parodia dello spettro terrorista che la destra estrema (fascistoide) attualmente al governo negli usa e non solo hanno costruito di "Antifa". Volendo cercare una spiegazione logica all'interno del film, è anche possibile ipotizzare che la "cellula Antifa" sia, in realtà, un gruppo di infiltrazione volto a screditare i movimenti di sinistra e/o portare caos per ragioni oscure, in linea questo per certi versi coi vari gruppi cospiratori che vivono nella Filmografia asteriana.
Comunque, al di là delle perplessità politiche, ho la ferma convinzione che Aster abbia centrato il suo vero obiettivo tematico, ovvero mettere in scena la conflittualità totale e, in molti casi, gratuito che gli usa, e non solo, stanno vivendo da diverso tempo, e la scelta di ambientare il tutto all'inizio della pandemia di covid-19 è, a mio avviso, perfetta. Infatti, credo che quello sia il periodo in cui le polarizzazioni estreme sono esplose, superando le barriere ideologiche (i gruppi deliranti no-vax raccoglievano individualità anarcoidi e gruppi fascisti, mentre dall'altro lato non tutte le persone che appoggiavano le politiche di arginamento della pandemia le appoggiavano con razionalità) e lasciando tracce indelebili nell'opinione pubblica, contagiando poi dibattiti più politici come l'invasione russa in ucraina, il genocidio israeliano sulla popolazione palestinese e tutta la merda che il secondo mandato di Trump sta sganciando dal suo insediamento.
La conflittualità cieca che imperversa nelle strade di Eddington e che avvelena con crescente furia l'animo dello sceriffo Joe rappresenta, in modo caricaturale ma fermamente ancorato alla realtà, le tensioni marcate che questo mondo, sulle soglie di un nuovo fascismo al contempo temibile e grottesco (e forse siamo un bel po' oltre alle semplici soglie), sta attraversando. Fondamentale è, inoltre, il discorso sull'onnipresenza dei media, dei social, in cui gli individui si perdono, annegano, si isolano per poi emergere saturi di rabbia, complottismi, frustrazione, disperazione e, soprattutto, insicurezza profonda.
Tutto questo discorso Aster lo affronta con un tono più trattenuto rispetto alle sue Opere precedenti: non che il delirio manchi, anzi l'atto finale (e forse un po' prima) è un continuo susseguirsi di colpi, di scena (mai però fini a se stessi, nemmeno quando si eliminano un paio di personaggi molto importanti) e di armi da fuoco, sempre più esasperato, ma questo delirio non deflagra mai in una direzione apertamente surrealisteggiante come in Hereditary, Midsommar e Beau Is Afraid, tanto che qui abbiamo pure un epilogo all'insegna della tranquillità, di una tranquillità però tragi(comi)ca e carica di tensione, una calma disperata prima di una nuova tempesta. Penso che questo "auto-contenimento" sia funzionale al film, permettendogli di far emergere meglio i lati umani dei personaggi e le loro relazioni.
Chiudendo, un po' bruscamente, penso che Eddington sia un film che, pur non senza suscitare perplessità (utili però al mantenimento di un'attenzione critica), riesce bene a catturare il caos (post?)politico degli usa e del cosiddetto mondo occidentale, impreziosito da un'estetica visiva in cui la mano di Aster si sente, da una discreta (nel senso di misurata, non invasiva) colonna sonora del fidato Bobby Krlic con l'aggiunta di Daniel Pemberton, da un Cast eccellente nel dare una concreta vitalità a ogni singolo personaggio. Un Film che va rivisto al più presto.
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