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Una sconosciuta a Tunisi

Regia di Mehdi Barsaoui vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Una sconosciuta a Tunisi

di obyone
8 stelle

Fatma Sfarr

Una sconosciuta a Tunisi (2024): Fatma Sfarr

 

Venezia 81. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

Aïcha è molto coraggiosa, io non riuscirei mai a fare una scelta cosi radicale, ma il cinema è bello anche perché possiamo chiedere ai personaggi di osare quello che noi non faremmo mai”. Queste le parole di Mehdi Barsaoui riportate sull’Avvenire in occasione dell’uscita in sala di “Una sconosciuta a Tunisi”. Parole piene di ammirazione perché Aya, trentenne frustrata dal lavoro, dalla famiglia, compie una scelta davvero radicale diventando Aïcha. Cambia la propria identità, cambia le proprie prospettive e, finalmente, cerca nella capitale Tunisi quelle opportunità che il sud del paese in qualche modo le ha sempre negato. Aya si sente finalmente “viva” con il giusto nome, una casa nuova ed il miraggio di una libertà mai vissuta appieno.

Medhi Barsaoui prende spunto dal reale e, un po’ per caso, ci avvicina ad una storia scritta, a suo dire, per riflettere sulla nascita della propria figlia. Perché il suo secondo film, “Aïcha”, parte da un fatto di cronaca verificatosi nel periodo successivo alla "Rivoluzione dei Gelsomini" ma vuole, in realtà, raccontare il paese e riflettere sulla condizione femminile passata e futura. Utilizzando l’incidente come spartiacque, Barsaoui ci racconta il prima e il dopo di Aya. Un prima e dopo che, idealmente, rappresenta il pre e il post rivoluzione. Rivoluzione che, lo ricordo, abbattè la dittatura di Ben Ali nel 2011 dopo un biennio di scontri con il potere. Prima della metamorfosi Aya è una donna sui trenta non ancora sposata nel sud della Tunisia. Non essendo legata ad un uomo “appartiene” ancora ai vecchi genitori. Non è libera di andarsene o vivere da sola ed il suo stipendio da pulitrice, guadagnato presso un villaggio turistico, finisce in casa per supplire alle difficoltà finanziarie della famiglia. Sul lavoro le cose non vanno diversamente. Le dipendenti vengono licenziate senza alcuna forma di tutela. Aya sopravvive all’epurazione grazie all’amante, il direttore dell’hotel. Mantiene il lavoro ma può avere, dal punto di vista sentimentale, nulla più che una relazione clandestina che l’uomo può interrompere quando gli pare. Aya è in balia di tutto e di tutti. Non è madre, non ha adempiuto ai propri doveri di donna ed è sostanzialmente una proprietà. Chi non vorrebbe scappare da una situazione simile?

 

Fatma Sfarr

Una sconosciuta a Tunisi (2024): Fatma Sfarr

 

Ma veniamo al dopo. Alla metamorfosi. L’incidente, nella sua violenta drammaticità, evoca, simbolicamente, i giorni cruenti della rivoluzione. Rappresenta un evento positivo per Aya, così come gli scontri di piazza lo furono per la società tunisina. Ma come la rivolta del 2011, il cambiamento lascia cadaveri sul suolo. Animata da una restaurata speranza, la stessa che ha coinvolto il popolo tunisino dopo l’esilio di Ben Ali, Aya diventa una donna nuova, grazie all’incidente. Aya diventa, per l’appunto, Aïcha.

Tutto semplice, dunque, per lei? Tutt’altro. Non basta un nuovo status politico, sembra voler dire il regista, affinché un popolo intero possa ottenere i diritti civili che merita. Tanto meno è sufficiente alla giovane donna cambiare vita sfruttando l’occasione propizia. Le scelte fatte presentano ad Aïcha il conto con gli interessi mostrando com’è il paese nel profondo. Ben presto infatti sarà ovvio che le trasgressioni della città non renderanno migliore la vita alla donna.

Nella seconda parte del film, quella più lunga, il regista tunisino, dunque, mostra ad Aïcha il vero volto della capitale. La ragazza rimane coinvolta in una tribale storia di violenza tra maschi. Scappa il morto. La polizia indaga a suo modo. Ne va di mezzo la proficua connivenza con il crimine.

Le donne di Tunisi e quelle di Tozeur non sono diverse, ammonisce il regista. Picchiate, trattate come prostitute, abbandonate, prevaricate dal potere.

Solo la morte rende davvero liberi? Forse. Eppure c’è un filo di speranza che lega Aïcha alle altre donne e agli uomini di buona volontà disposti a mettere in discussione le regole del potere maschile. La società tunisina non è fatta solo di polizziotti corrotti, papponi e gangster. Ci sono oneste lavoratrici, sbirri audaci e uomini coraggiosi nel chiedere giustizia per sé e per gli altri. Una buona base di partenza per il futuro e per un radicale cambiamento del pensiero comune, spesso violento, misogino e sessista.

 

Fatma Sfarr

Una sconosciuta a Tunisi (2024): Fatma Sfarr

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