Regia di Daniele Ciprì, Franco Maresco vedi scheda film
Prima impresario di pompe funebri, poi organizzatore di film a Palermo, Enzo Castagna è stato il ras delle comparse del capoluogo siciliano, colui che riuscì a piazzare i "quattrocentomila persone" (parole sue) nel mondo del cinema, con film come Nuovo Cinema Paradiso, Il ladro di bambini, Il viaggio e Mery per sempre. Convinto fino all'autoelegia delle proprie possibilità, nel documentario Castagna - agli arresti domiciliari con l'accusa di una rapina miliardaria e di collusione con la mafia - si pavoneggia per le sue imprese, senza cogliere mai l'ironia incandescente di Franco Maresco, vera anima del film. A Ciprì, infatti, non rimane che qualche ripresa delle serate ultratrash organizzate da Castagna, come quella per l'Oscar siciliano, con carneadi che si esibiscono al karaoke o in altre forme di esercizio smodato del ridicolo.
Chiunque volesse girare un film a Palermo non poteva prescindere da lui, il "cinema a Palermo sono io", amava ripetere. Nel suo ufficio, tra locandine e fotografie con De Sica, Pasolini, Tornatore o Coppola, riceveva registi e produttori come un sovrano del quartiere, pronto a distribuire opportunità (e qualche favore elettorale). Ciprì e Maresco lo immortalano proprio in questa dimensione: una figura al tempo stesso grottesca e irresistibile, che trasforma la cronaca in parabola siciliana, tra feste di piazza neomelodiche, clientele spacciate per welfare e improvvisi scandali giudiziari. Senza mai risultare offensiva, la voce fuori campo di Maresco sbeffeggia il protagonista, toccando lo zenit quando gli fa ripetere all'infinito i riferimenti a De Sica e Pasolini: una scena che, da sola, vale la visione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta