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U.S. Palmese

Regia di Manetti Bros. vedi scheda film

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La recensione su U.S. Palmese

di mm40
5 stelle

Un calciatore fortissimo francese con grossi problemi comportamentali, all’ennesimo scandalo e relativa squalifica finisce sul mercato. Il suo stipendio è relativamente basso, ma nessuno si fida ad acquistarlo. Nessuno tranne don Vincenzo, contadino calabrese in pensione, che organizza una colletta per acquistare il giocatore e farlo militare tra i dilettanti con la casacca della squadra locale, la Palmese.

 

Un film italiano che parli di calcio e che funzioni è già di per sé un mezzo miracolo: ci hanno provato in tanti a raccontare da vari punti di vista lo sport nazionale del Belpaese, ma praticamente nessuno ne è uscito indenne; i fratelli Manetti, però, con questo U.S. Palmese hanno saputo cogliere l’angolatura giusta per inquadrare un fenomeno che oramai trascende i confini dell’ambito sportivo e di quello sociale per sconfinare in quelli del costume e dell’economia, inserendo peraltro svariate sequenze sul campo (croce e delizia di questo tipo di pellicole). U.S. Palmese funziona nell’apologo sulla ricerca della propria dimensione, di ciò che ci fa stare davvero bene o quantomeno sentire a nostro agio, nel nostro habitat ideale; la sceneggiatura dei Manetti, Luna Gualano ed Emiliano Rubbi, da un soggetto dei Manetti e Michelangelo La Neve, mette brutalmente a confronto – con esiti volutamente comici – la frenetica vita da rockstar del calciatore-divo a Milano con quella ripetitiva e sonnolenta, ma intrisa di sudore e di fatica per raggiungere l’accettazione, del calciatore-operaio di provincia, impegnato nelle cosiddette serie minori. Due universi paralleli che in apparenza non hanno nulla in comune si toccano perciò, evidenziando pregi e difetti di ciascuno di essi, per dimostrare come l’uomo possa mutare anche drasticamente di carattere, di mentalità e di atteggiamento al variare del contesto in cui si trova. Il limite fondamentale dell’opera sta nella dimensione fiabesca, a tratti quasi barzellettistica nei ritrattini dei personaggi di paese, che viene conferita al racconto per farlo poi sfociare in un lieto fine che accontenta tutti – si immagina volontariamente insensato, fors’anche per chiudere semplicemente con una nota positiva una storia che parte con le premesse peggiori. Tanta musica, elemento caro ai registi, a corredare le immagini; bravo il protagonista Blaise Alfonso, con al fianco – tra gli altri – Rocco Papaleo, Claudia Gerini, Massimiliano Bruno, Gianfelice Imparato, Giulia Maenza e Lisa Do Couto Texeira. 5/10.

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