Regia di Carlo Tuzii vedi scheda film
La vita difficile di un immigrato italiano in Svizzera, che finisce per frequentare quasi solo connazionali e per mettersi insieme a un’italiana. Ma il velato razzismo e le ferree leggi locali rendono la sopravvivenza davvero complicata.
I motivi di interesse per vedere questa pellicola non mancano, almeno tre sono evidenti: si tratta innanzitutto dell’unica prova da protagonista per il cantautore Sergio Endrigo (che pure se la cavicchia, come attore); siamo di fronte all’opera seconda di Carlo Tuzii come regista, sebbene realizzata per il piccolo schermo, a due anni dall’intrigante esordio in sala con Ciao Gulliver (1970) e, infine, non si può non notare quella duplice firma sul copione che ispira molta, molta fiducia: accanto a quella di Tuzii c’è infatti quella di Mario Brenta, che di lì a poco diventerà a sua volta regista realizzando opere di indubbio valore a partire Vermisat (1974). Eppure di questo lavoro ben poco rimane, al termine della visione: buio, cupo e anonimo nello stile narrativo, Tutte le domeniche mattina procede con passo assonnato a raccontare le dolenti giornate di un gruppetto di italiani emigrati in Svizzera, chiudendosi peraltro con un epilogo tragico. Il tema – la disperazione dell’emigrante – non lascia d’altronde spazio a riflessioni di altro tipo e la lapidaria didascalia in coda al film racchiude il senso dell’intera pellicola: “Dedicato ai sei milioni di italiani all’estero costretti a emigrare per trovare lavoro”. Accanto al già citato Endrigo (che tra l’altro non reciterà più, eccezion fatta per un cameo ne Il cielo è sempre più blu, di Antonello Grimaldi, nel 1996), nel cast vediamo anche Maria Monti, Ludovica Modugno e Antonello Campodifiori. 4,5/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta