Regia di Quentin Dupieux vedi scheda film
Una giovane giornalista ha l'occasione di fare un colpaccio intervistando il divo Salvador Dalì, artista capriccioso ed egocentrico, anticonvenzionale e indubbiamente geniale. Ma Dalì si rifiuta di tenere l'intervista senza macchine da presa che lo filmino. La giornalista ripropone l'incontro, promettendo di riprenderlo, qualche giorno dopo; anche in questa occasione le circostanze non soddisferanno Dalì...
Un altro allucinato delirio di Quentin Dupieux, questa volta in aperto omaggio a un artista dal quale il cineasta francese ha senza dubbio attinto a piene mani. Il Dalì di Dupieux – anzi: Daaaaaalì, con tante lettere A quanti interpreti sono chiamati a rivestire il ruolo dell'artista spagnolo – è irascibile, scioccherello, egomaniacale, bizzarro all'ennesima potenza, ma mai prevedibile: nulla che già non si sapesse, ma la scrittura arzigogolata, ricercata, ellittica e ricorsiva di Dupieux (anche autore unico della sceneggiatura) riesce nel non semplice obiettivo di tratteggiare un Salvador Dalì vero, a tutto tondo, dotato di una personalità in tre dimensioni nonostante l'evidente volontà di caricaturizzare il divo. Anais Demoustier, Edouard Baer, Jonathan Cohen, Gilles Lellouche, Pio Marmai, Angelique Pleau, Eric Naggar e Ken Samuels sono gli attori principali di questa commedia dinamica, dal ritmo quasi furibondo, stracolma di plot twist e assurdità ben architettate dall'autore; volendo esagerare, o forse nemmeno, si potrebbe definire Daaaaaalì un manifesto del surrealismo cinematografico moderno. 8/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta