Regia di Tim Mielants vedi scheda film
Nobili intenti (?), frustrati da una sceneggiatura sterile, monocorde e ostentatamente piatta. Mediocre e nulla più.
Una storia vera, o anche semplicemente finta, ma volta a divulgare un fenomeno reale, può nobilitare le intenzioni registiche. È anche sufficiente a reggere l'intera opera?
L'attenzione si focalizza su una delle tante aberrazioni della chiesa, che potremmo serenamente estendere a tutte le cosiddette associazioni e fondazioni, che fanno l'opposto di ciò che promuovono. In questo clima anticlericale dilagante, che vede perfino il papa fattivamente dismettere l'immagine e i contenuti della Chiesa, non ci sorprende il successo dell'opera.
Dopo circa 15 minuti di visione, è chiaro che la peggiore atrocità del film consiste non tanto nelle violenze denunciate, quanto nel sottoporre lo spettatore alla terribile noia del vuoto narrativo. Il protagonista, dismesso e tormentato, non ha comunque alcuno spessore psicologico, a dispetto degli immani tentativi di costruirgli un background credibile.
Il lato positivo del film risiede nella sua pacatezza: nessun eccesso e nessuna concessione alla spettacolarizzazione, ne fanno un'opera intellettualmente onesta, benché vacua. Il fatto che la regia non faccia concessioni ai semplicismi e resista alla tentazione di omologarsi a opere prettamente commerciali, però, non può salvare da un giudizio negativo.
In definitiva assistiamo a un tentativo riuscito a metà: la denuncia, priva di spessore e smorzata da una narrazione piatta e monotona, non si solleva dalla mediocrità.
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