Regia di Teddy Lussi-Modeste vedi scheda film
Intelligente. Onesto. Realistico.
Questo film francese descrive bene dinamiche interne al mondo della scuola nei nostri spazi e nei nostri tempi:
1) sia per la multietnicità, ormai prevalente in tanti ambiti;
2) sia per l’eccessiva libertà concessa agli studenti, di mettersi quasi alla pari dei docenti;
3) sia per l’eccessiva libertà concessa alle famiglie degli studenti, in quanto clienti che vanno soddisfatti quasi sempre (come si arguisce dalla mancata denuncia che, pur doverosamente, la scuola – e perciò lo Stato – avrebbero dovuto fare per le reiterate, nonché chiare e pesanti, minacce che il docente ha inaccettabilmente subito. Lodevole, a tal fine lo spirito sindacale che ha solidarizzato con il docente ingiustamente accusato, così proteggendolo dalle pavidità – così ricorrenti nella storia - del preside: dovrebbe essere normale, e in Francia lo è, mentre da noi è assai scarso);
4) sia per la presenza dell’omosessualità;
5) sia, infine, per l’abuso dei social, e in generale dei telefonini, da parte dei minorenni, in particolare quelli sotto i 14 anni.
Lodevole la segnalazione della tensione fra il rispetto delle regole, che servono a tutti per crescere bene, e il loro mancato rispetto, dovuto a un’eccessiva bontà, in vario modo ammantata di altruismo. Del resto, tale permissivismo, nel complesso diseducativo, è ben nutrito, da oltre 30 anni, dalla globalizzazione voluta dalle élite capitaliste: le quali hanno interesse ad accrescere l’ignoranza, ad appiattire il livello culturale, per 1) umiliare gli intellettuali, ponendo i mediocri al loro stesso livello, e 2) per rendere le persone più ignoranti, perciò più acritiche e dunque più manipolabili (non dovrebbe sfuggire che il livello 1 serve essenzialmente per il 2).
Ottima è la condanna del professore stile “Attimo fuggente”: che resta deprecabile pur avendo comunque vari pregi. Infatti il protagonista, peraltro serio e lodevole, ammette di aver comunque commesso degli errori: infatti dice «Voglio essere l’insegnante che non si scorda, quello che ti ha cambiato la vita. Come l’ha cambiata a me». Non si deve infatti proiettare, sul potere conferito dallo Stato, un altro potere, di seduzione, narcisisticamente malato.
Pregevole la restituzione del punto di vista degli alunni medesimi: che è giusto mettere in mostra da una parte, ma che è altresì giusto – e indispensabile – guidare, da parte delle istituzioni e dunque dei docenti. Altrimenti esso si lascia, da sua volta, guidare facilmente dall’egocentrismo più infantile, alimentato per di più da logiche di conformismo sociale ugualmente disastrose (per quanto quasi insormontabili, a quell’età).
Ottima la sceneggiatura, scritta anche dal regista di Lussi-Modeste, che vi ha semplicemente trasposto una sua esperienza personale, neanche così insolita: pulita, alla francese, esalta i contenuti, giustamente, senza fronzoli, né diversioni buone solo a cercare di ingannare.
Tutti recitano bene in una pellicola dove aspetti psicologici (implicazioni sentimentali, tra colleghi…), pedagogici, sociali, storici (sull’immigrazione, il colonialismo…), filosofici, si fondono in modo lodevole.
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