Regia di David Fincher vedi scheda film
Per Fincher, regista che ci ha abituati a film visivamente "estremi" e che avevamo lasciato con due pellicole decisamente particolari come THE GAME e FIGHT CLUB, entra nel genere più "rassicurante" del thriller in una storia dei contorni ben definiti e prevedibili, che si incastra alla perfezione in tutti i luoghi comuni del genere offrendo ben pochi spunti di novità, preferendo l'intrattenimento puro a quel "qualcosa di più" di cui il regista sappiamo essere ampiamente capace. É forse questa la delusione più grande di questo film, girato con la consueta abilità ma che, per il resto, si appoggia quasi del tutto sugli interpreti non offrendo alcunchè di intrigante nella sceneggiatura.
In verità, nella prima mezz'ora Fincher si fa notare per i consueti carrelli molto "dettagliati", infilandone ben quattro di seguito fino a rischiarne la sovraesposizione, salvo scegliere poi una regia più classica e bilanciata che bene si adatta alla tensione d'obbligo del genere. Una sceneggiatura più pregna avrebbe sicuramente giovato al film (ed alla regia), ma questa pellicola dà l'idea di essere una sorta di vacanza degli autori (compreso l'altrove più originale Koepp) che preferiscono adagiarsi su meccanismi ben oliati, inclusa l'inevitabile happy end che, fortunatamente, evita la trappola del finale zuccheroso.
Film d'attori, dunque, a cominciare dall'immensa Jodie Foster, che dovrebbe farsi vedere più spesso, e dall'immenso (fisicamente) Whitaker, che ormai sembra aver fatto propri i ruoli ambigui da criminale redento, mentre gli altri offrono una prova corretta e nulla più. Niente di nuovo sotto il sole, e tantomeno di esaltante, solo un thriller ben confezionato che ha i suoi momenti, dando prova di come si possa fare dell'ottimo cinema medio.
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