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Saltburn

Regia di Emerald Fennell vedi scheda film

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La recensione su Saltburn

di leporello
3 stelle

Fennel, togli le tue zampacce immonde dalla mia adorata Carey Mulligan!

La sola cosa bella di Saltburn è Saltburn. Vale a dire: la residenza. Ci sarebbe anche stata Rosamunde Pike, in realtà, ma come spesso è accaduto in passato a questa brava attrice, qualcos’altro sempre la sommerge e la eclissa (stavolta la Saltburn-residenza, appunto). Stendo poi un velo pietoso su quanto accaduto alla mia adorata Carey Mulligan, chiamata per qualche secondo appena, conciata e truccata che pare la Bonham Carter nell’”Alice in Wonderland” di suo marito, già in passato violentata, esecrata, usata in modo blasfemo da questa regista inutile della quale, fosse solo per come usa la mia adorata Mulligan, perderò volontariamente ogni traccia e notizia et in secula seculorum amen.

Saltburn (film) è brutto, è sporco ed è cattivo. Sono tutti brutti i personaggi (vogliamo riflettere sul come e sul perché il mostruoso maggiordomo si sia voluto chiamare “Duncan”?), degli interpreti salviamo solo le due che, per ragioni diverse, ho già citato. E’ brutto il naso di Keoghan (quello sopra e quello sotto) che pure in altre occasioni ne ha fatto ottimo uso (altre regie, evidentemente). E’ brutta l’idea, l’intenzione, la storia. Sono brutte le perversioni, e non perché siano perverse, ma perché sono volutamente malsane, irrispettose e soprattutto pesantemente violente. Anche solo il primo approccio ad Oxford, con l’altro studente sfigato e schizzato in cerca di complicità…. Già da lì si vede la cattiveria che anima tutto il lavoro.

E’ un film cattivo, prima che brutto. Non perché riferisca di cattiveria (Hanniball Letcher, allora?), ma perché alla cattiveria si aggrappa come base, come materia prima, come compiaciuta giustificazione, come UNICA materia prima, senza contorni, senza contrasti, dentro un 4:3 che non sta né in cielo né in terra, senza via di fuga, senza speranza. Saltburn è un film pericoloso e disperato.

Mi piacerebbe fare due chiacchiere con l’analista della Fennel, se ne ha uno. E se non l’avesse...

 

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