Regia di Edoardo Leo vedi scheda film
Iago, criminale di lungo corso, racconta dall'interno di un carcere una vicenda che l'ha visto protagonista - in negativo - venti anni prima. Otello detto "Negro", giovane boss di origine nordafricana, sceglie l'amico Michele quale suo luogotenente; Iago, altro uomo del "Negro", non accetta la decisione del capo e sceglie di liberarsi di Michele instillando in Otello la convinzione che Desdemona, la sua giovanissima ed amata moglie, lo tradisca con il concorrente. Il successo del piano coincide con la rovina di tutti i coinvolti nella vicenda. Edoardo Leo, traendo ispirazione dalla tragedia "Amleto" di Shakespeare, racconta una storia drammatica di sentimento malato ed ambizione smodata, ambientandola nel mondo della criminalità romana. Il personaggio al centro del racconto è Iago, interpretato dallo stesso Edoardo Leo. Uomo di poche parole ed ancor meno scrupoli, approfitta dell'intimità con i sodali, tradendo i loro sentimenti e la loro fiducia, per imbastire un perfido intrigo. Inganna non solo i compagni di malaffare ma anche la moglie Emilia e la stessa Desdemona. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, riesce nel suo intento di screditare Michele, convincendo il "Negro" di una relazione clandestina tra luogotenente e moglie, ma non riesce ad arrestare la valanga di conseguenze che la sua azione di convincimento provoca. Dapprima è costretto a fronteggiarla, infine ne rimane travolto. Prima il dubbio, poi l'ira logorano l'animo del "Negro". Screditato di fronte ad altri esponenti del sodalizio criminale, incapace di ragionare lucidamente, egli inizia a maltrattare Desdemona, giovanissima, innocente ed innamoratissima sposa e meditare l'uccisione di Michele. L'ingrato compito è affidato a Iago, il quale, a quel punto, non può che assecondare la volontà di Otello. Michele si salva; uno dietro l'altro, i protagonisti della brutta storia muoiono, ma non Iago. Un colpo di pistola, per lui, sarebbe troppo poco. La storia è da lui narrata in prima persona, molti anni dopo i fatti, nel corso di un'intervista in carcere, conclusa la quale il personaggio torna nella propria, angusta cella. Possiamo immaginare che egli stia scontando la pena proprio per i reati del quale è stato giudicato responsabile tempo prima; ma la prigionìa è poca cosa, di fronte al rimorso per aver sacrificato alla propria sfrenata ambizione amicizie, un rapporto coniugale, vite umane e, infine, ulteriori possibilità di successo. Affiancano Edoardo Leo nel cast Javad Moraquib - Otello, il "Negro", di etnìa magrebina, probabilmente nato e cresciuto in Italia, perfettamente integrato nella società romana tanto da parlarne il dialetto con accento convincente, criminale pur in possesso di un quale principio etico ma decisamente non sicuro di sè, inadatto al ruolo di capo; Ambrosia Caldarelli - Desdemona, un fiore sbocciato nel deserto, indifferente alla caratura criminale di chi le è vicino, vittima inconsapevole delle macchinazioni di Iago e costretta da "maschilismo ambientale" a subire passivamente gli eventi; Antonia Tuppa - Emilia, moglie di Iago, donna empatica e coraggiosa; Matteo Olivetti - Michele, dal viso troppo pulito per essere un criminale credibile. Di questi ed altri personaggi, Iago, con falsi atteggiamenti di vicinanza, amicizia, amore, complicità, si prende gioco. Il racconto è ambientato tra Roma ed il suo litorale; piccoli appartamenti ed esercizi pubblici affacciati su una spiaggia che non ha alcunchè di attraente. la fotografia predilige toni plumbei, smorti. Le movenze degli attori sono plausibili. I dialoghi, meno; forse per l'impostazione teatrale connessa all'opera dal quale il regista ha tratto ispirazione, sono molto elaborati, decisamente poco spontanei. Da criminali di tal fatta - usurai e trafficanti di droga e non, ad esempio "colletti bianchi" - mi aspetto un lessico povero, frasi brevi, ragionamenti elementari. Nessuno tra i personaggi principali si esprime così. Nonostante ciò, trovo che Edoardo Leo abbia fatto un buon lavoro. La natura di racconto tramite flashback narrato tra le mura di un carcere lascia immaginare la tragicità dell'epilogo; la tensione cresce man mano che esso si avvicina. Un discreto dramma d'ambientazione "gangster", impreziosito dalla particolarità della fonte d'ispirazione.
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