Regia di Julien Duvivier vedi scheda film
Brescello assurge a modello in scala di un Italia divisa in due, ma unita nella volontà di superare le disgrazie portate dalla guerra. E Peppone e Don Camillo riusciranno nell'intento di divertire generazioni di spettatori.
L'eterna lotta tra le due facce di una stessa medaglia si trasforma in una commedia sull'Italia che si sta rialzando dopo gli anni di guerra e nella quale i fermenti politici (ma non solo quelli) sono meravigliosamente incarnati nei protagonisti interpretati dai grandissimi Cervi e Fernandel. Cane e gatto, angelo e diavolo, amici o nemici sono ruoli in cui si alternano a seconda della vicenda e dell'argomento, in un ironico affresco del secondo dopo guerra, socialmente difficile da affrontare, ma pieno di speranze e di energia vitale. Alcune scene sono memorabili (la partenza di Don Camillo per Montenara è tra queste) ed il dialogo continuo tra il parroco e Gesù, che non scade mai nella banalizzazione, dona una sensazione tranquillizzante allo spettatore. La regia ha oltretutto il merito di non far torto a nessuno in un momento in cui sarebbe stato facile farlo. Il bianco e nero dona sempre di più a questa pellicola che negli anni non perde la sua poetica popolare. Cattocomunista.
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