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Vai col liscio

Regia di Giancarlo Nicotra vedi scheda film

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La recensione su Vai col liscio

di mm40
3 stelle

Lui è un uomo del sud trasferitosi in Romagna per insegnare ballo; lei una giovane di ricca famiglia contadina che desidera imparare a ballare per conquistare un uomo. L’attrazione scocca subito, l’amore più tardi, quasi per caso, rovinando il matrimonio ormai già programmato della ragazza.

 

Questa pellicola poteva rappresentare il primo passo di una sfavillante carriera nel cinema di un giovane e promettente regista, Giancarlo Nicotra, figlio dell’attore Antonio Nicotra e a sua volta attore – principalmente in particine – fin da bambino. Invece, come è noto, rimarrà l’unico titolo dal Nostro licenziato per il grande schermo: Nicotra diverrà infatti negli anni immediatamente seguenti uno dei maggiori registi televisivi italiani, lavorando sia sulla sponda Rai che su quella delle emittenti berlusconiane, e confezionando qualche sceneggiato e soprattutto alcuni memorabili varietà (da La sberla a Drive in, firmando anche Fantastico, Domenica in e tanti altri programmi televisivi di successo). Peccato, dunque? Sì, ma fino a un certo punto. Perché Vai col liscio è qualcosina di più di una commediola strapaesana tipica dei suoi tempi, tra caratterizzazioni-macchietta, battute dialettali e umorismo popolare all’ennesima potenza (tutto materiale che qui abbonda), ma non è neppure un film dallo spessore molto più profondo delle coeve commedie scollacciate, a conti fatti. Quantomeno il copione firmato da Roberto Leoni e da Gianfranco Bucceri non indugia sui nudi femminili, suggerendo a più riprese le indubitabili grazie di Janet Agren ma fermandosi sempre in largo anticipo su qualsiasi situazione potenzialmente scabrosa, e propone una storia sufficientemente credibile e rifinita dal punto di vista della narrazione – nulla di più e nulla di meno, al netto di una morale inesistente e di un maschilismo di fondo abbastanza esplicito (vedasi il lieto fine in cui, molto banalmente, lui decide di riprendersi lei, che non oppone alcuna resistenza). Interessante anche la scelta del protagonista maschile, il ballerino Jack La Cayenne (Angelo Longoni all’anagrafe), mentre in ruoli di contorno troviamo anche Maurizio Arena, Valeria Fabrizi, Dada Gallotti e, nella parte di sé stesso, Raoul Casadei con la sua orchestra. 3,5/10.

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