Regia di Patrice Leconte vedi scheda film
Mentre la madrepatria ribolliva ancora dei moti insurrezionali del 1848, nell'isola di Saint-Pierre, nella Martinica, nel 1849 un uomo (Emir Kusturika, qui al suo esordio come attore) viene condannato alla ghigliottina per un delitto insensato. Ma, mancando sia la ghigliottina che il boia, le autorità sono costrette a fare richiesta dell'una e dell'altro a Parigi. Nel frattempo il capitano della prigione ove è ristretto (Daniel Auteuil) e sua moglie (Juliette Binoche) - una coppia anticonformista e progressista - si interessano al caso, dapprima suscitando le perplessità degli autoctoni ma alla lunga fornendo un esempio di come il rispetto della dignità umana possa cambiare gli individui. Ma i dignitari dell'isola si indispettiscono e premono affinché avvenga l'esecuzione. Così il reo viene ghigliottinato e il capitano viene fucilato dopo la gratuita accusa di sedizione, lasciando vedova l'amatissima moglie.
Nell'ambientazione nebbiosa e fosca dell'isola, Leconte costruisce una storia dalle molte sfaccettature, dove i temi della giustizia, dell'amore come comunione intellettuale oltre che carnale e del fatalismo si alternano continuamente. Sorretto da una magistrale prova d'attori, tutti ugualmente impeccabili e in parte, dalla perfezione dei costumi, dalla padronanza della regia e da un secondo livello narrativo che è il maggior punto di forza del film, Leconte realizza una delle sue opere più ispirate, commoventi e mature che non cedono a quel manierismo che di tanto in tanto affligge i film del regista.
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