Regia di Giorgio Verdelli vedi scheda film
Documentario su e con Paolo Conte, che si racconta in una serie di dichiarazioni d'archivio e realizzate appositamente per questo lavoro, con una lunga lista di contributi, inoltre, da parte di colleghi e amici di una vita.
Roberto Benigni non poteva mancare, così come il fratello (e musicista a sua volta) Giorgio Conte; Pupi Avati e Renzo Arbore, tra i massimi esperti di jazz in Italia; Vincenzo Mollica, giornalista ferrato su qualsiasi argomento nell'universo dello spettacolo; e ancora Francesco De Gregori, Peppe Servillo, Vinicio Capossela, Caterina Caselli, Guido Harari, Paolo Jannacci e Cristiano Godano: la lista degli intervistati che partecipano a questo documentario su Paolo Conte è lunghissima e ricolma di eccellenze del campo della musica, del cinema e anche della fotografia - ciascuno di loro col proprio personalissimo aneddoto da raccontare e tutti concordi nel ritenere Paolo Conte un fuoriclasse, un maestro del cantautorato nostrano. Giorgio Verdelli aveva già diretto lavori biografici su Lucio Battisti, Mia Martini e Pino Daniele; la sua confezione è sobria e snella e i cento minuti della visione del film volano realmente via. Rimane solo da capire cosa c'entri Jovanotti, che si trova appunto tra gli intervistati, ma lì la questione vera è molto più profonda: rimane da capire ancora oggi cosa c'entri Jovanotti con la musica. La carriera di Conte è stata piuttosto atipica ed è molto interessante la (giusta e puntuale) ricostruzione che qui ne viene fatta: avvocato con la passione per la musica, il Nostro verso i trent'anni trova le prime soddisfazioni artistiche scrivendo canzoni per altri (indimenticabile è Azzurro, data a Celentano), riuscendo a debuttare a sua volta come cantautore solamente un decennio circa più tardi. Ma il successo arriverà con la massima calma, pur manifestandosi a partire dagli anni Ottanta in maniera inequivocabile, fino alla consacrazione nazionale e internazionale, in particolare in terra francese. 6/10.
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