Regia di Antonio Pisu vedi scheda film
1990: tre ragazzi emiliani, vogliosi di avventure, di soldi facili e ragazze altrettanto facili, varcano l'allora cortina di ferro e, tra una cantonata e uno scivolone, finiscono per compiere un'esperienza molto diversa, che li cambierà per sempre.
Devo dire che mi è piaciuto, anche se il titolo un po' sciocco mi scoraggiava dal guardarlo. Ho apprezzato soprattutto il lato umano della vicenda. Infatti, trattasi di una storia vera, che è rimasta impressa nella memoria dei suoi protagonisti in modo indelebile.
Dal punto di vista tecnico, il film è abbastanza buono e girato in modo da non annoiare mai. Si segue la vicenda con interesse, specie dopo l'evento della valigia da portare in Romania; essa diventa un elemento quasi di suspense.
I protagonisti sono ritratti in modo convincente: tre scavezzacollo che vogliono fare la tipica avventura oltre la cortina di ferro (che ormai stava per collassare), per scopi tutto sommato poco culturali e politici. Fare un po' di grana vendendo biancheria intima femminile è uno dei motivi, visto che in quei paesi all'epoca era costituita da pezze di stoffa cucite alla meno peggio. È ovvio che i pizzi e i merletti facevano girare la testa alle donne. E l'altro motivo non dichiarato era flirtare con qualche ungherese o rumena, mentre le rispettive fidanzate, ahimè, li aspettavano in Italia. Questi tre buzzurri, cialtroni e pasticcioni (si cacciano nei guai per colpa propria), alla fine capiscono che devono fare una buona azione, un'azione nobile, che riscatta in gran parte le meschine motivazioni del loro viaggio. Sarà proprio questo bel gesto che trasformerà il viaggio a caccia di quattrini e ragazze in un'esperienza indimenticabile, cosa che altrimenti non sarebbe di certo stato.
Il ritratto di una Romania allo sbando e sull'orlo del collasso è convincente e realistico, anche per la scelta di rappresentare tutti i momenti con uno stile sotto tono e per nulla hollywoodiano. Sullo sfondo vediamo un paese fatiscente e degradato, dove nessuno ha voglia di scherzare, e anzi tutti sono guardinghi e sospettosi. Gli episodi in cui si imbattono nella polizia rumena, e nella famigerata “securitate” sono molto ben fatti e sembrano veri. Convincono anche i personaggi di contorno, come l'italiano trafficone, la cantante sul viale del tramonto, la ragazza con la madre che li ospitano in casa, e la famiglia dell'esule in Ungheria.
L'unica nota negativa che mi sento di fare e sull'interpretazione che in certi passi danno i tre protagonisti, nella fattispecie nei momenti quasi da commedia. Essi recitano cioè, secondo me, con uno stile giocoso e svagato, come se stessero recitando per gioco, stile che è oggi in voga nelle commedie. È come una tentazione in cui i tre cadono forse senza accorgersene, influenzati dalla moda, e senza che il regista li contenga e li freni. Non è grave, ma specie uno dei tre (il moro) ha queste movenze. Nei momenti drammatici e di paura, invece, i tre attori mi hanno convinto.
Mi sembra un'opera di rispetto nel non esaltante panorama del cinema italiano, e che ha il pregio di avere un soggetto non scritto a tavolino, ma tratto da una storia vera e sentito dagli autori. Naturalmente, ciò si percepisce bene.
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