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Mano pericolosa

Regia di Samuel Fuller vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mano pericolosa

di vermeverde
8 stelle

Un eccellente noir poco conosciuto che vale la pena di riscoprire.

 Mano pericolosa (titolo originale Pickup on South Street) è un gran bel noir, anche se non molto popolare, girato nel 1953 dall’ottimo regista Samuel Fuller cui non piaceva conformarsi alle convenzioni correnti.

La trama è basata su una storia di spionaggio: Candy (Jean Peters) è una ragazza che lavora nello studio dell’avvocato, suo ex, Joey (Richard Kiley) che però è un covo di spie fungendo da corriere; un giorno in metropolitana, mentre è seguita da due agenti, le viene rubato il portafoglio contenente un prezioso microfilm con formule segrete da consegnare ad un agente che le avrebbe trafugate all’estero. L’autore del borseggio è Skip Mc Coy (Richard Widmark) che viene poi riconosciuto dagli agenti con l’aiuto dell’anziana informatrice Moe (Thelma Ritter): parte così la caccia per ritrovare il microfilm sia da parte delle spie che della polizia …

Come di regola nei noir il valore del film risiede non tanto nell’intreccio, comunque avvincente, quanto nell’atmosfera e nella caratterizzazione dei personaggi ed è qui che emerge la maestria di Fuller e la bravura degli attori. Lo svolgimento del film è una narrazione energica senza sbavature e inutili digressioni, tesa come una corda di violino e risulta efficace ed intrigante, non priva di scene di violenza, immersa in un’atmosfera notturna cupa ed opprimente (grazie anche alla fotografia “low key” di Joe Mc Donald).

L’anticonformismo di Fuller fa sì che i veri eroi della vicenda siano persone, non per volontà propria, ai margini della società e della legge ma tutti dotati di una sincera umanità, mentre gli agenti, quando non agiscano per risentimento personale, operano come impiegati privi di partecipazione e fervore che sbrigano pratiche d’ufficio. Candy, che ha un passato da prostituta e conosce i bassifondi è per questo sfruttata per il recupero del microfilm, ma si rivela decisiva per la soluzione dell’intrigo, Skip, il borseggiatore, ha modi cinici e spicci, battute sardoniche e atteggiamento strafottente ma, come dice Moe, è “sempre stato un malvivente perbene” ed è lui che permette la cattura di Joey; Moe, pur essendo per necessità l’informatrice della polizia, ha la comprensione di Skip ed alla fine è lei, dopo aver riconosciuto di essere “un vecchio orologio scarico” a pagare il prezzo più alto.

Le interpretazioni degli attori sono ammirevoli: la dolce Candy di Jean Peters, il carismatico Skip di Richard Widmark, il viscido Joey di Richard Kiley e su tutti la patetica Moe di Thelma Ritter, grande caratterista (che ricordo in Eva contro Eva, La finestra sul cortile, Gli spostati).

Sono stato in dubbio di dare un voto con una mezza stella in meno per via dell’unico neo del film, cioè la storia d’amore che mi sembra un effetto senza causa anche se necessario per l’intreccio, ma alla fine ha prevalso la qualità complessiva e la compattezza del film.

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