Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Tratto dall’omonimo romanzo di Irvine Welsh, Trainspotting, è un film che non vi lascerà tranquilli. Scozia, Edimburgo, Mark è la sua combriccola passano le giornate tra una rissa al bar e un’iniezione di eroina, tra tentativi (falliti) di smettere con la droga e con “le sane, motivate e democratiche decisioni di tornare a farsi”…Ritratto nudo e crudo di una gioventù bruciata, che non ci sta a farsi inquadrare nello stereotipo del tossico di coloro che si vantano di appartenere alla parte sana della società, quella buona e che lavora, quella che non si rovina la vita “ riempendosi le vene di schifezze”. Probabilmente la prima pellicola a rappresentare il “problema droga” dal punto di vista di chi la droga la usa, ma attenzione, non cadete nell’errore di pensare che questo sia un film a favore di chi “si fa”, questo è un film contro, contro la tossicodipendenza e contro coloro che giudicano dall’alto del loro status symbol… L’opera seconda di Danny Boyle è , soprattutto, una critica al consumismo, a quella classe media che non fa che giudicare e criticare quegli sciagurati dei drogati, chiedendosi ma perché non “scelgono la vita”?? eppure chiusi nel loro bozzolo dorato, e crogiolandosi nella loro “superiorità”, non si rendono conto di essere dei drogati anche loro…emblematica a questo proposito la scena in cui uno degli amici di Renton , tale Francis Begbie, rimprovera Mark per l’uso di droga, e lo fa bevendosi una bella birra, un bel whiskey e con la sua sigaretta in bocca (alcol e tabacco sono droghe o no?)…Ma si va ancora più in profondità, il nocciolo della questione non è tanto il tipo di sostanza che usate, perché ce ne sono di socialmente accettate e ce ne sono di stigmatizzate, lo scopo, del libro prima e della pellicola poi, è quello di parlare di dipendenza in senso assoluto. Allora ecco che ci viene fornita una interessante chiave di lettura del dilagante fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti, la verità infatti è che il consumismo crea dipendenza, crea la necessità compulsiva di consumare o se preferite di acquistare…siamo tutti schiavi dello stesso sistema perverso. Trainspotting non è un film immorale (come è stato detto da certa critica che l' ha condannato scandalizzata), ma amorale, rimane cioè al di qua di un giudizio di valore, non condanna e non assolve l'uso degli stupefacenti, non indica vie d'uscita in positivo, osserva il fenomeno dell'autodistruzione con distacco e freddezza.
Ho parlato anche troppo del soggetto della pellicola, ma ci sono moltissime altre cose che rendono il lavoro di Boyle eccellente: la regia movimentata ed originale, il montaggio, la colonna sonora azzeccatissima che coinvolge e supporta, e le interpretazioni ottime degli attori, su tutti un Ewan Mc Gregor davvero bravissimo. Un ironia sferzante accompagna la pellicola e contribuisce a renderla decisamente godibile. Memorabili i due monologhi di Mark, che aprono e chiudono il film, contribuendo a renderlo un vero cult.
Cinque stelle inevitabili a mio giudizio.
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