Regia di Jaume Balagueró vedi scheda film
Confuso, noioso, incoerente. Produzione della spagnola Filmax che -celata dietro una confezione da horror- sviluppa invece un tentativo di cinema d'Autore destinato a naufragare nel trash più involontario.
La settima musa (2017): locandina
Samuel (Elliot Cowan), docente di letteratura, ha una relazione con un'alunna finché quest'ultima si toglie la vita. Sconvolto dall'evento, tempo dopo viene turbato da un fatto di cronaca: vittima una italiana, uccisa in un modo e in un luogo, preannunciato da un sogno. Indagando, viene a conoscenza di un inspiegabile fenomeno che vede coinvolti grandi letterati del passato. Sette, sono le muse, divinità ispiratrici e non sempre benevole.
La settima musa (2017): Elliot Cowan, Ana Ularu
La spagnola Filmax di Julio Fernández è l'equivalente dell'americana Blumhouse: produce cioè velleitarie pellicole, che spesso nascondono -dietro la definizione di genere horror o thriller- irrisolti e bislacchi tentativi di cinema d'autore. La settima musa (produzione per la quale Fernández mobilita mezzo Mondo) testimonia ulteriormente -se mai ce ne fosse bisogno- come Balagueró abbia certamente sbagliato mestiere come sceneggiatore, mentre -come regista- sprofonda nell'immenso oceano dei mediocri nonostante, inspiegabilmente, dimenticabili (dimenticati e sovrapponibili) film come Darkness, Nameless o Rec 4 possano contare su uno zoccolo duro di accaniti difensori. Per stare sul pezzo specifico, è strabiliante come Balagueró riesca a sprecare un'ottima idea di partenza (quella delle muse appunto) riuscendo a perdersi dopo soli dieci minuti. La trama è indecifrabile, astrusa, ridicola e quasi inenarrabile come dimostrano le varie sinossi, mai in grado di addentrarsi nel caos di una seconda parte confusa e decisamente indescrivibile.
La settima musa (2017): Leonor Watling
Anche la regia si dilunga senza alcun stimolo o spunto creativo, sminuita ulteriormente da una colonna sonora legnosa, in un tempo (107 minuti) che sembra infinito, durante il quale non si prova alcuna emozione, essendo impossibile empatizzare con i personaggi/macchiette dai profili mutevoli e mutanti. Raramente si avverte la sensazione di perdere tempo come durante la visione de La settima musa, film pesante e impossibile da seguire. Prima di chiudere con una citazione che in pratica si adatta perfettamente al prodotto, rimane da sottolineare l'amarezza dovuta al fatto che -in Italia- questi sono i titoli destinati alla pubblica programmazione, nelle sale cinematografiche. La settima musa rientra di sicuro nella (personale) top ten dei film più brutti di sempre.
"Questo è il finale più triste di tutti, e come tutte le storie presto sarà dimenticata." (L'unica frase sensata, che calza al film, anticipa i tanto sospirati e liberatori titoli di coda)
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