Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Mario passeggia per Livorno. Incontra Natalia che, affacciata ad un ponte, come tutte le sere, piange aspettando di incontrare un uomo di cui è perdutamente innamorata. Quando l’amato sconosciuto sembra sparito dalla sua vita, tra Mario e Natalia sembra affacciarsi un sentimento acerbo.
Partendo dal bellissimo romanzo di Dostoevskij, Luchino Visconti prova a dare voce e volto a due personaggi memorabili della letteratura e ci riesce solo in parte. Trasporre un’opera così intensa e complessa non era compito facile e se neanche Visconti ci è riuscito pienamente, credo che nessun altro avrebbe potuto.
L’opera letteraria possiede un fascino eterno e inarrivabile, motivo per cui il film che a lei si ispira risulta scialbo e privo di contesto e le cose che fanno i protagonisti sembrano assurdità generate dalla follia di un amore esagerato e ingestibile.
Per quanto l’interpretazione di Marcello Mastroianni risulti valida, il suo Mario (che nell’opera letteraria invece non ha nome) è asettico più che incantato e spensierato, come dovrebbe essere, e la sua compagna Maria Schell è goffa e fin troppo isterica per incarnare Nasten'ka che invece ha come caratteristica proprio la pacatezza di una rassegnazione sordida che la anima ormai da tempo.
Luchino Visconti interpreta a suo modo l’opera di Dostoevskij e ci presenta una pellicola lenta e pastosa, difficile non solo da seguire ma anche da comprendere.
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