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Annientamento

Regia di Alex Garland vedi scheda film

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La recensione su Annientamento

di mck
7 stelle

O)(O

 

“Qui ogni minuto cambia tutto.”
Stalker - Andrej Tarkovskij - 1979
( PicNic sul Ciglio della Strada - Arkadij e Boris Strugatzkij - 1971 )

 

 

Primi passi. Uno dopo l'altro.

Alex Garland, scrittore (“the Beach” - poi portato sul grande schermo da John Hidge e Danny Boyle -, “the Tesseract” - anch'esso trasposto per il cinema da Patrick Neate e dal solo Oxide dei fratelli Pang -, e “the Coma”) e sceneggiatore (“28 Days Later” e “SunShine” per Danny Boyle, “Never Let Me Go” da Kazuo Ishiguro per Mark Romanek, ed “Ex Machina” per sé stesso), qui all'opera seconda da regista, semplifica e risolve, cioè riempie i puntini di sospensione che Jeff VanderMeer aveva strutturalmente e costitutivamente con consapevolezza sparso a spaglio lungo i tre romanzi [*] della sua "Southern Reach Trilogy" punteggiandoli cronicamente con questa sospensione delle risposte e profluvio d'incertezza.

 

 

Gli ultimi 20 minuti sono un piccolo, a tratti indimenticabile poema audiovisivo (sound design di Glenn Freemantle), quasi un'installazione a sé -[ottimo e significativo (la sua non ripetizione infinita, ma la risonanza con le precedenti e successive musiche della colonna sonora originale ad opera di Ben Salisbury & Geoff Barrow, in particolare nell'omonimo al film brano “Annihilation”) l'inserimento e l'utilizzo di “the Mark - Interlude” (1'35'') dei Moderat (Sascha Ring / Apparat + Gernot Bronsert e Sebastian Szarzy / ModeSelektor), da “II” del '13]-, ed è l'unica cosa che importa, dato che i conti tornavano già sin dal prologo, e la parte finale

--- Black Water National Park and Beyond the Infinite: si, “Annihilation” è tripartito come “2001: a Space Odyssey” {supervisione agli effetti speciali visivi, spettacolarmente riusciti, di una artigianalità sanguigna [il coccodrillo/alligatore squalo-carcarodontizzato e l'orso-(Ursus americanus / Orso Nero / Baribal)-cinghializzato] e di una digitalizzazione commovente (i palchi in fiore dei cerbiatti albini e la biocenosi insorgente dall'autofago tunnel/grembo cellulare aprocto per eucariota suddivisione meiotica), ad opera di Andrew Whitehurst}, e, detto questo, basta ---

è “solo” una reiterazione, una ripetizione, una sottolineatura di ciò che già nel prologo - e subito dopo nelle parole della Psicologa (Dr. Ventress / Jennifer Jason Leigh) alla Biologa (Lena / Natalie Portman) - è esplicitato: l'origine aliena dell'Area X (cap. I), dello Shimmer - il Bagliore, l'Aura, lo Shining, la Luccicanza - (cap. II), dell'Annihilation (cap. III) attraverso l'arrivo sulla Terra di un bolide extra-terrestre, e probabilmente extra-solare, “atterrato” alla base del faro. 

 

 

“Se non raggiungo al più presto il faro, quella che ha iniziato questo viaggio non sarà la stessa che lo porterà a termine”, disse la Psicologa alla Biologa.

L'altro acme ed unico momento musicale che utilizza una colonna sonora preesistente - ed entrambi sono bellissimi - è quello posto, specularmente/antipodicamente rispetto al climax coi Moderat, all'inizio: il marito (Kane - Oscar Isaac) della Biologa torna a casa dopo un anno da “disperso in missione”, e alla domanda di lei sul come/quando/perché sia arrivato qui lui risponde: “Ero fuori dalla camera col letto... La camera... La porta era aperta e... Ti ho vista. Ti ho riconosciuta. Il tuo volto”, e poco prima, con una impressionante e commovente didascalicità senza vergogna, Garland lo aveva fatto salire le scale di casa, dall'anticamera al piano di sotto alla soglia della camera da letto del piano di sopra, mentre “HelpLessly Hoping” di Crosby, Stills & Nash veniva suonata e cantata dall'impianto stereo:

Did he hear a good-bye? Or even hello?
[…]
Stand by the stairway you'll see something certain to tell you
Confusion has its cost
Love isn't lying it's loose in a lady who lingers
Saying she is lost
And choking on hello...

Chi non ritornerebbe - celermente rimaterializzandosi - a casa sentendo queste musiche e parole messe su per “noi” dalla nostra metà? 

 

 

Nota a margine / Intermezzo : Ritorno all'Area X.

(Ri)Vedere il tetto della Southern Reach, il confine, il faro... Sembra di tornare a casa...dopo un'invasione aliena; pardon: para-hollywoodiana [producono Paramount Pictures (U.S.A.) - attraverso Skydance Media Prod., molto blockbusterosa -, DNA Films (GBR) - legata a Boyle e Garland (28 Days Later, SunShine, Never Let Me Go, Ex Machina) -, e Scott Rudin Prod., e distribuisce Paramount Pict. (per i grandi schermi delle sole - per controversie tra regista e major - U.S.A., Canada e Cina) e Netflix (per i piccoli schermi - con conseguente disappunto del regista da un lato per la scarsa renderizzazione cui l'opera deve forzatamente sottostare passando dal Cinema alla TV/PC e dall'altro per l'eccessiva semplificazione che si sarebbe voluta apportare alla figura della protagonista - del Resto del Mondo). Dalle critiche agli elogi, il compromesso, quest'arte bistrattata: "One of the big pluses of Netflix is that it goes out to a lot of people and you don’t have that strange opening weekend thing where you’re wondering if anyone is going to turn up and then if they don’t, it vanishes from cinema screens in two weeks", così Garland a Collider, 13/12/'17. Vantaggi (economici?) e svantaggi (artistici), per l'appunto. La questione co(m)pr(end)e un ampio spettro di moventi, ragioni, concause (dal PdV tecnico, economico, artistico), ed è degna d'attenzione].

Le differenze rispetto al romanzo da cui il film è tratto, il primo della trilogia, sono consistenti ma non fondamentali, ed anzi ben integrate col nuovo assetto, strutturate in un amalgama autosostentantesi e atte a “chiudere” il racconto integrando la “non” risoluzione dell'enigma che gli altri due volumi presentavano di volta in volta rinchiudendosi nella e schiudendosi alla consuetudine di stemperare le risposte non date nell'opaca traslucenza arcobaleno della Zona (ancora: “Stalker”. E, detto questo, basta-bis), inconoscibile iper-oggetto timothymortoniano (PrismoMag e DoppioZero).

 

 

Vi è poi, per varie ragioni di semplificazione rispetto al cambio di pubblico, una buona ridistribuzione delle parti, che passano da 4 a 5: della squadra di ghostbusters ginoidi (“Una squadra di sole donne?” - “Una squadra di sole scienziate!”), rispetto al testo, le corrispondenze vedono coinvolte biologa [cellulare - il loro ciclo vitale, suddivisivo/riproduttivo, e a volte tumorale/cancerogeno (il modello a 5 fasi sull'Elaborazione del Lutto sviluppato da Elisabeth Kübler Ross, qui parafrasato e ridotto a 3 passaggi: Annichilimento → Autorità → Accettazione) -, e soldatessa], psicologa (direttrice qui non in incognito) e topografa/geologa (Cass / Tuva Novotny), mentre le divergenze consistono nella sostituzione dell'archeologa con una fisica (Josie / Tessa Thompson) e un paramedico (Anya / Gina Rodriguez), e nella militarizzazione della protagonista.

 

 

Inoltre, viene a mancare quasi totalmente la figura del guardiano del faro (ne accenna brevemente la Psicologa a Lena), solo in parte sostituita da quella del soldato / instalazione bio-artistica (quello dalle viscere anguillose) sulla parete del fondo della piscina-stagno, che ne riprende parzialmente la funzione di Scrivano (anche se la sua vera natura di amanuense xenolinguistico si manifesta palesemente soltanto in “Acceptance”).

E ancora, con quel finale, Garland condensa tanto “Authority” (il ritorno - uscita dall'Area X - della direttrice/psicologa e l'entrata in scena della nuova direttrice/Grace, la madre di Controllo) quanto “Accettazione” (l'infanzia della direttrice/psicologa e la sua amicizia col guardiano del faro).
Insomma, collateralmente: non sento il bisogno impellente e indispensabile di assistere alla trasposizione degli altri due volumi, e questo è (de)“merito” tanto di Garland quanto di VanderMeer.

 

 

Contatti con l'Esterno/Interno.

Insomma, tra minime reinvenzioni e citazioni strutturali, tanto di stile, forma e segno (“Under the Skin”: l'apprendere l'umana natura attraverso la mimesi attivante i neuroni specchio inabissantesi nelle arcobaleniche profondità nero-cromo del corpo simbionte e, più pragmaticamente, la spogliazione e sostituzione iniziale e lo scontro finale nel film di Jonathan Glazer e la lotta alla pari nel pre-finale di “Annihilation”) quanto di allocazione di genere [“MidNight Special”: qui si passa dall'irideo barlume patrilineare del film di Jeff Nichols alla midriasi pupillare spinta negli occhi d'entrambi i protagonisti (ar)resi(si) alieni/bodysnatcherati in “Annihilation”], il film procede con una certa inerzia para/semi-lovecraftiana lungo il filo narrativo intessuto da VanderMeer, senz'aggiungere finezze interpretative e personali peculiarità proprie del mezzo cinematografico apportanti ulteriore "significato" o, al contrario, senza ri-metterlo in scena con pedissequa consapevolezza filologica. 

A proposito della figura del faro (topos presente eterogeneamente nella letteratura mondiale dal mainstream al genere più spinto passando per il postmoderno massimalista, da “To the LightHouse” di Virginia Woolf a “the Fog Horn” di Ray Bradbury, per dire), interessante notare una certa somiglianza con la storia e l'essenza di “l'Homme, Cette Maladie” di Claude Yelnick: “La Creazione è doppia: ciò che pensa è ciò che vibra. Voi pensate e noi vibriamo. Dio ci ha voluti diversi, ma paralleli. Voi aveste il vostro spazio e il vostro tempo; noi la nostra estensione e la nostra durata...” (i Romanzi di Urania n. 121, Mondadori, 15/03/'56, trad. di Patrizio Dalloro) e “La Creazione è doppia: ciò che pesa e ciò che vibra. Voi pesate. Noi vibriamo. In principio era l'Energia. L'Energia fu, è, sarà divisa in due: ciò che pesa e voi, ciò che vibra e noi. Entità diverse ma parallele” (Narratori Europei di SF n. 005, Perseo Libri, 1996, trad. di Ugo Malaguti); e, di rimando, a “chiudere” il cerchio, col finale di “MidNight Special”; e, ancora, la compresenza s'uno stesso piano dell'esistenza degli esseri alieni di “Under the Skin”, e il prologo di nero profondo (l'arrivo sulla Terra attraverso l'Informazione e non con un meteorite fisico) e di rigenerazione del corpo (la parossistica duplicazione incrociata ad libitum degli abitanti dell'Area X).

Un personaggio legge “la Vita Immortale di Henrietta Lacks”. E direi che, per chi ha letto il saggio di Rebecca Skloot, il senso del riferimento è chiaro. Tutto il film in nuce. 

 

 

∞ 

Copia, Replica, Doppio. Imitazione, Assorbimento, Specchio.

DoppelGänger, Body Snatcher.
La simbologia facile, didascalica, retorica, inflazionata: il serpentino simbolo dell'infinito ofide uroborico che appare e scompare in analessi e prolessi sull'avambraccio sinistro di lei...e degli altri...merita un “Authority” e un “Acceptance” - cioè una spiegazione - che forse non arriveranno, e che forse già c'è, tutta, in quel doppio (ir)reciproco (non) sguardo finale di pupille dilatate e iridi bioluminescenti.
“Il dito in movimento scrive”, scrive Omar Khayyam. “E avendo scritto avanza” (tornando al guardiano del faro del romanzo), inesorabile. Lo Shimmer scrive/disegna tatuaggi/codici a barre. E (di)segnandoli li marca come bestiame/ambasciatori/agenti infettivi e procede oltre.
Quei 3 giorni di gap iniziale, tra l'oltrepassamento del varco e il risveglio al campo base temporaneo…

 

 

Neuroni Specchio.
E' quel che fa, ad un tratto, il montaggio, di Barney Pilling ("Never Let Me Go", "the Grand Budapest Hotel"): durante il primo incontro/interrogatorio tra la biologa Lena e la psicologa Ventress, lo spettatore si chiede perché la protagonista, seppur appena risvegliatasi dalla sedazione forzata - siringone nel collo infilatole da uno dei soldati che l'hanno prelevata assieme al marito senz'alcuna protezione da agenti patogeni - e con i postumi dei farmaci anestetici ancora in circolo, non "aggredisca" la sua “carceriera”: poi, ad un certo punto, ecco che il regista adotta un PdV esterno alla camera d'ospedale/prigione e ci mostra un soldato armato al di là della parete di controllo in vetro/specchio, e subito dopo, quando Lena sta per raggiungere un certo limite di sopportazione, ecco che il suo sguardo si sposta verso la parete, (di)mostrandoci di aver compreso (da ex militare) quello che a noi è stato spiattellato: se aggredisce la psicologa verrà neutralizzata.

 

 

Re-Learning.
Lui le sorride solo perché lei gli prende il viso tra le mani e ne sposta i muscoli ad imitazione.

Attori, interpreti, personaggi, maschere.
I già citati Natalie Portman (a tratti tanto adorabile quanto stereotipo di marine mossadiano), Jennifer Jason Leigh e Oscar Isaac per necessità recitano la maggior parte del tempo in understatement e sottrazione aliena(nte), così come Tuva Novotny, per ragioni simili a quelle del personaggio di Ventress. Mentre Gina Rodriguez e Tessa Thompson - dalle scar(n)ificate e cicatrizzate ferite autoinfertesi alle braccia le spuntano germogli e fiori, novell'anch'essa cerbiatta in fuga da sé stessa (lei è già in fase “Acceptance”, mentre per la psicologa verrà “Authority”, prima della trascendenza) - hanno sfumature non maggiori ma più estreme in senso contrario, verso un'emotività spinta.

 

 

Oltre limine.

La superficie è l'universo, l'interno è un buco di tarlo astrofisico, biochimico, mentale, eugenetico, un vuoto da riempire di virulenta biodiversità insorgente e di N-ulteriori possibilità (DNA spazzatura, non codificante, atto a essere sovrascritto) per (rag)giungere prima (al)la meta - sempre parziale, sempre intermedia - del viaggio di esplorazione, infezione, colonizzazione e conquista: bio-mimesi da Homo s. sapiens a X+Y+Z. 

 

 

Indimenticabili [direttore della fotografia: Rob Hardy (“Boy A”, “Is AnyBody There?”, “Red Riding: 1974”, “Ex Machina”); production design: Mark Digby; set decorator: Michelle Day] la spiaggia/diorama antistante il faro, gli scheletri ballardiani affioranti tra la Foresta di Cristallo -[l'esplicita riferimentazione nominale (Ventress, Thorensen, Radek) è opera di Garland, non di VanderMeer, che in "Annihilation" non battezza alcun personaggio, e solo in "Autority" ed "Acceptance" (romanzi che non rientrano in alcun modo nel processo creativo filmico dell'opera presa qui in esame) dona loro la grazia di un nome, ma non di un cognome: l'autore del Crystal World, ultimo atto della Tetralogia degli Elementi, ovviamente c'è, in VanderMeer, ma la "pellicola" ha evidenziato anche anagraficamente (simpaticamente/pedissequamente) questa "discendenza parentale": romanzo e film sono opere "adiacenti ma separate", frutto di un "adattamento dinamico"]- e le casematte delle dune: installazione artistica para-damienhirstiana e i giardini/cortili “abitati” da edwardscissorhandsiane sculture vegetali ex-umane: a tal proposito si potrebbe esagerare dicendo che l'Area X applica, passando il carboncino della clorofilla sulla tela del sangue, la tecnica del frottage (ma pure del rendering) al materiale genomico vegetale e animale che trova lungo la sua espansione concentrica attraversando la costa floridense: si consideri (e qui semplifico all'inverosimile) il lavoro di morte simbolica (arborizzazione e pietrificazione dell'umano) e rinascita sulla trasmutante vegetazione della metamorfica foresta in divenire di Max Ernst, dalla Bicicletta Graminacea a Europa dopo la Pioggia passando per la Grande Foresta (ringrazio l'utente di ftv.it e amico @MdC per questo link ad un pezzo di Filippo Trasatti pubblicato dall'Università degli Studi di Bergamo). 

 

 

In soldoni (il costo di una granata al fosforo).
Quindi esagerando: di VanderMeer – per quanto non lo reputi un grandissimo autore – non vi sono rimaste molte tracce, così come, di conseguenza, non v'è quasi impronta (se non sotto l'aspetto di una vaga imago apparente più di forma e stile che di sostanza e contenuto) di New Weird (nel bene e nel male), né tanto meno orma di New Hollywood, ma solo getti e polloni di reminiscenze "automatiche": è come se “Annihilation” fosse stato - in parte - riscritto (e un - bel - po'...annichilito) da Clive Cussler o Dan Brown. Che Netflix (che l'ha comprato da Paramount stringendo un accordo per la distribuzione oltre-confine) non fosse HBO lo si sapeva sin dall'inizio, ma che possa essere superata da Amazon in quanto a qualità...è un dato di fatto più che una possibilità (aspettando, per l'appunto, “Consider Phlebas” da Iain M. Banks adattato dal Dennis Kelly di “Utopia”, mentre “the City and the City” da China Mieville sarà BBC2).

 

 

Perciò: * * * (¼) ½ - (6½) 7, ovvero una parziale delusione (ciò che non è stato - ma le premesse erano ben diverse - "Arrival").

[*] PlayList sulla trilogia dell'Area X / Southern Reach di Jeff VanderMeer:
- Annihilation / Annientamento (***½ - 7.00)
- Autority / Autorità (**¾ / *** - 5.75)
- Acceptance / Accettazione (***¼ - 6.50)     

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