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Occupazioni occasionali di una schiava

Regia di Alexander Kluge vedi scheda film

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sasso67

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Occupazioni occasionali di una schiava

di sasso67
8 stelle

Mantenendo come stelle polari Marx e Brecht, ma anche (è stato detto) Adorno e, ovviamente, la Nouvelle Vague, Kluge realizza un film di denuncia delle storture di un paese capitalistico come la Germania Occidentale dei primi anni Settanta, e sulle difficoltà di far valere i propri diritti - di cui troppo spesso parla soltanto la polizia - in un simile sistema. Con amara ironia, enfatizzata dall'uso della voce fuori campo e della colonna sonora, il regista racconta la difficoltà di far quadrare i conti nel bilancio della vita e forse la soluzione è proprio quella escogitata dalla protagonista, di vendere würstel incartati in manifestini politici. Anche perché altra soluzione, per far ragionare operai a pancia piena, ma vessati da un padronato rigido ed ottuso, non sembra esserci. Allo stesso modo, è troppo corta anche la coperta del bilancio familiare. Se la mamma lavora, i figli stanno da soli ed il padre non può studiare, ma se la donna lascia quel lavoro (che lo stesso marito disapprova), la famiglia non mangia. La vita dei nostri tempi, sembra voler dire Kluge, si avvita intorno a dei problemi la cui soluzione, forse, non esiste, simile ad un serpente che si morde la coda, darwinistacamente in lotta per al sopravvivenza con sé stesso, come sintetizza con il paradosso inserito in calce al film: «È difficile trovarsi un posto al sole. E quando ci si riesce, il sole è tramontato». La fascetta di presentazione del DVD recita: «Uno sguardo senza censure sul dramma dell'aborto». Ed infatti il film contiene una delle sequenze d'aborto più scioccanti che mi sia mai stato dato di vedere. Ma avrebbe dovuto specificare, per onestà: "aborto clandestino". Se denuncia c'è, è di questo che si parla. Ma il film di Kluge - un regista del quale si finora è visto, almeno in Italia, troppo poco - è anche una riflessione sul ruolo della donna (e del femminismo) nella nostra società. Ed offre molteplici spunti di riflessione, tra i quali si nota, nella scelta dei nomi dei personaggi (Roswitha, Bronski), un omaggio, non so quanto devoto, al romanzo di Günter Grass Il tamburo di latta.

Sulla trama

Un'ex infermiera, mentre il marito sta preparando una specializzazione in chimica, per mantenere la famiglia, composta anche da tre bambini, pratica aborti in un ambulatorio clandestino. Scoperta dalla polizia, cesserà questa occupazione e si dedicherà all'attivismo politico in favore dei lavoratori di una fabbrica - dove nel frattempo anche il marito ha trovato lavoro - che i dirigenti vogliono "delocalizzare" in Portogallo.

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