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Chiara Ferragni: Unposted

Regia di Elisa Amoruso vedi scheda film

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La recensione su Chiara Ferragni: Unposted

di alan smithee
4 stelle

FESTIVAL DI VENEZIA 2019-SCONFINI/AMAZON PRIME VIDEO

Nel mondo di oggi, dominato dal potere insinuante e glamour dei socials, il valore di ogni cosa, ed il successo di ogni individuo, sono collegati intimamente e necessariamente alla popolarità che la loro presenza è in grado di garantire a beneficio, ma anche a scapito, di una massa ben predisposta ad adorare e ad adorarsi.

Popolarità e fama che ogni account è in grado di poter esattamente scandagliare, misurare, all'interessato prima di tutto, e al mondo esterno, che diventa il garante e il materiale esecutore del successo di chi è riuscito ad imporsi sugli altri.

Questa tendenza porta oggi, nell'era consacrata al digitale, alla creazione di idoli e riferimenti in grado di condizionare esistenze e modi di vivere almeno quanto, fino a poco tempo prima, avveniva più che altro ad artisti di vario genere come attori, cantanti, ginnasti ed altri personaggi in grado di balzare alla ribalta sfruttando le proprie caratteristiche e doti, fisiche, culturali o mentali: persone che, grazie alla propria arte, sapevano provocare sulla folla comune, quella non in grado di distinguersi, ma anzi facilmente predisposta a crearsi idoli e seguaci verso cui anelare, il fenomeno della mitizzazione e della emulazione.

Chiara Ferragni, emblema ormai generalizzato di bellezza, di ricchezza e di capacità di crearsi da sé e gestirsi in modo impeccabile, rappresenta oggi l'attualizzazione di quella fama, di quel potere, mediatico ed economico, che un tempo era prerogativa di chi sapesse sfruttare una propria predisposizione od arte, per emergere da una massa capace al massimo di vivere una propria vita ordinaria schiarita da abbagli i luce riflessa.

Oggi infatti l'arte non è più (solo) il mezzo necessario per sfondare ed avere successo nel mondo dello spettacolo e dei media: il potere, quello vero, quello che conta, deriva dal venire riconosciuti come leader; dal saper tatticamente percorrere i giusti passi per avere tutto un mondo incantato sotto i propri riflettori.

E i followers sostituiscono ogni contratto derivante da prestazioni che premi e ricompensi di propri virtuosi comportamenti non comuni, sostituiti ora da una semplice, ma lucrosa immagine stereotipata di se stessi e di un saper vivere secondo quelli che sono i canoni della vita di successo di oggi: e dunque la famiglia da cartolina che comprenda il marito coatto e rapper di successo, pure lui scaltro e polemico al punto giusto per restare sempre sulla cresta dell'onda; il bimbo biondo e perfetto, forte di un altisonante nome papesco, premiato dalla grazia di venir fotografato sin già nel sacro utero materno e spiattellato scientemente in pasto alla curiosità morbosa di una folla di aspiranti emuli disposti a piangere a dirotto di fronte ad una apparizione a sorpresa della loro iconica ed angelica immagine sacra in carne ed ossa, nei rari momenti in cui la sua presenza messianica si dispone a rapportarsi col pubblico che l'ha resa indispensabile ed unica.

Ecco quindi la sacra famiglia dell'età digitale: una barbie dall'occhio ceruleo, scaltra ed imprenditrice infallibile di se stessa, più un consorte ultra-tatuato, altrove sicuramente un po' catenazzo e cacirro, ma in questo sacro contesto tanto trendy nella veste di marito e padre di due angeli rassicuranti e sinonimo di realizzazione.

Elisa Amoruso riesce indubbiamente a penetrare in quella ipotetica, studiatissima intimità che rende così naturale e plausibile vivere un'esistenza continuamente divisa e sballottata tra resort di lusso, vacanze di lavoro utili a consolidare ed accrescere i propri già imbattibili consensi, e staffette rassicuranti tra la residenza milanese nel quartiere più glamour della città e la L.A. di chi ormai ha il mondo a portata di click.

Ma il suo reportage sulla famiglia più postata e costruita del momento, risulta tutt'altro che "unposted", tutt'altro che uno sguardo inedito e indipendente; ed il contenuto del suo documentario, tutt'altro che un tentativo di comunicarci qualcosa che non sia parte di un castello di carte scientemente costruito e genialmente gestito per restare avvinghiati strenuamente in cima all'onda di un successo che non riesce a poggiarsi sulle consuete basi di una propria arte, ma solo su una indiscussa abilità a sapersi organizzare e gestire in modo effettivamente impeccabile ed insuperabile.         

 

 

 

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