
E’ un invito, un auspicio, un’utopia?
Diventare uomini capaci di non guardare altrove, di esserci, di spendere di sé la parte migliore, di morire. Lui lo fece, a noi si chiede molto meno, eppure neanche di questo siamo capaci.
Lui divenne Matteotti e ne morì, a 39 anni.
Scriveva Boris Pahor, Necropoli, 2008, parlando di lager:
Soltanto un film potrebbe cogliere la massa multicefala che, con istinto centuplicato, a mezzogiorno brulica e ondeggia propagando nell’aria un forte tremore dovuto all’attesa di un mestolo dell’acquosa, ma calda, sorgente di energia.
Notiamo differenze guardando i reportage da Gaza?
“Soltanto un film”, ebbene, Diventare Matteotti è quel film. Non parla di Gaza, Kiev o scenari più meno identici sparsi per il mondo, ma il cinema è metafora, spesso dice le cose sembrando parlare d’altro.
Oggi non ci sono Matteotti all’orizzonte, eppure il suo tempo non fu peggiore del nostro.
Il documentario di Laura Fasolin, Camilla Ferrari e Alberto Gambatori, giovani registi polesani, racconta un Matteotti poco conosciuto, la gioventù trascorsa a Fratta Polesine, il processo di formazione che ne fece un meticoloso penalista, rivoluzionario più di chi metteva bombe, scomodo perché denunciava il deragliamento del fascismo dalla legge del seppur vecchio Stato liberale. Fu colpo di Stato, le cose bisognava chiamarle col loro nome.
Ne siamo capaci oggi?
Presentato lo scorso 20 gennaio 2025 nella sede della Provincia Rovigo, promotrice del progetto Giacomo Matteotti, la vita e il sogno, il film è ora proiettato nel circuito cinematografico dell’Arci.
Spiega la sinossi ufficiale: Il film ricostruisce la veloce e repentina ascesa di Giacomo Matteotti, attraverso il recupero di memorie epistolari, citazioni biografiche, appunti privati, scritti di amici e sodali, contributi giornalistici d’epoca, da Fratta a Bologna a Messina e ritorno. Acclamazioni e minacce, sostegni e aggressioni; anche tra queste dinamiche Giacomo Matteotti poté in Polesine forgiarsi e ‘diventare’ Matteotti.
Scorrono foto efilmati d’archivio, sgranati, in bianco e nero sulla miseria dei contadini del Polesine, bambini laceri, costretti in capanne maleodoranti e segnati da epidemie, donne rassegnate ad una sopravvivenza indegna fino a quando un’alluvione non li fa fuori in massa, baracche e uomini.
Il piccolo Matteotti fu un privilegiato.
Il padre, commerciante, si era fatta una posizione, ma la famiglia visse sempre senza ostentare, anzi promuovendo lavoro e dignità nelle terre che aveva acquistato. Si laureò a Bologna, scrisse un primo articolo politico appena adolescente per un settimanale locale e a soli 22 anni (era nato nel 1885) intraprese la carriera politica, venendo eletto consigliere comunale a Fratta Polesine. Infine arrivò in Parlamento, a Roma.
Conosciamo tutti lo scenario che si andava aprendo in quegli anni in Italia, nel film non se ne parla perché non serve, solo cenni. Ascoltiamo però il suo ultimo discorso in Parlamento, durissimo, quello che gli valse la morte.
Per il restoDiventare Matteotti non vuol commemorare la solita icona dell’antifascismo, vuol parlare della storia, fin dall'inizio, di un uomo che non smise mai di lottare per la giustizia.
Il suo sguardo attento vedeva nella mitezza di quelle misere genti, nella loro sottomissione al giogo dei padroni, l’ignoranza dei propri diritti.
Diventare Matteotti è una testimonianza sentita e ricca di sfumature su una delle figure più iconiche della lotta politica italiana, che trova radici proprio nel contesto rurale e combattivo del Polesine – dichiarano gli autori -. Attraverso una struttura narrativa che ripercorre documenti e voci originali, vogliamo permettere agli spettatori di vivere la tensione e la resilienza di una terra che non ha mai smesso di cercare giustizia».
Cercava giustizia, Matteotti, come ricordarlo oggi senza provare vergogna?
Gaza non è un campo di battaglia ma un sito di cancellazione. scrive Corrias sul Fatto Quotidiano del 21 maggio ‘25.
Chi denuncerà il silenzio dei governi? Chi parlerà di colpo di Stato? Ci sarà una Norimberga per i criminali del terzo millennio?
Chissà se, come dice la Scrittura, le ossa umiliate – tutte le ossa umiliate – un giorno esulteranno.
(Claudio Magris)
www.paoladigiuseppe.it


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