Espandi menu
cerca
Quando la letteratura diventa cinema
di nibacco ultimo aggiornamento
post
creato il

L'autore

nibacco

nibacco

Iscritto dal 24 aprile 2018 Vai al suo profilo
  • Seguaci 14
  • Post 4
  • Recensioni 131
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

A 11 anni ero già un divoratore di fumetti, mi piaceva leggere tutto quello che conteneva immagini. Anche i due grossi volumi della “Bibbia” che occupavano uno spazio particolare nella biblioteca di famiglia, furono oggetto di interesse. Un giorno decisi di leggere un classico libro e lo scelsi incuriosito dal titolo e dal nome dell’autore: “I Miserabili" di Victor Hugo.

La lettura si dimostrò scorrevole, interessante. L’autore divideva i personaggi tra i giusti che cercavano di aiutare i poveri, le prostitute, gli ex galeotti (i cosiddetti miserabili); e i carnefici che perseguitavano questi diseredati.

Mi piacque subito, soprattutto rimasi colpito dal gesto inconsueto del vescovo… L’approccio alla lettura dei libri fu davvero notevole.

Questo romanzo, considerato tra i più popolari e letti, è stato e continua a essere raccontato dal cinema e sceneggiato in tutti i teatri del mondo.

Siamo nel 1933 e il film viene diretto dal regista Raymond Bernard. A pochi anni dall’avvento del sonoro, il cinema è in cerca di approvazione; non si era ancora abituati a una recitazione naturale, i film precedenti, quelli muti, si basavano soprattutto sulla gestualità degli attori.

Nel 1947, esce la versione italiana diretta dal regista Riccardo Freda supportato da colleghi che faranno il cinema italiano quali Mario Monicelli e Stefano Vanzina. Interpreti principali: Gino Cervi, Luigi Pavese e Valentina Cortese, con una comparsa del giovanissimo Marcello Mastroianni. Una pellicola di tre ore che verrà suddivisa in due episodi, i quali otterranno un buon successo.

Nel 1958, il regista Jean Paul Le Chanois dirige i suoi “Miserabili” con un grande Jean Gabin. La ricostruzione sarà molto fedele al romanzo di Hugo, ma a causa della lunghezza della pellicola il film subirà notevoli tagli.

 

Seguiranno altre versioni cinematografiche nonché diverse miniserie televisive, finché nel 2013 arrivano le prime candidature all’Oscar.

Il film di Tom Hooper con un cast stellare vince 4 oscar fra cui quello per la migliore regia. Una versione “musical” che otterrà un grande successo di pubblico e di critica.

Ma il film del 1998, diretto dal regista danese Bille Auguste è quello che riesce a emozionarmi di più. La recitazione, le scene, il linguaggio musicale, tutto sullo sfondo dei cambiamenti storici che la Francia attraversava nella prima metà del 1800, vengono raccontati con un profondo coinvolgimento emotivo.

Uscito di galera, Jean Valjean bussa a una chiesa dove il vescovo insieme alla perpetua lo accolgono e lo ospitano. Di notte l’ex galeotto ruba dei candelabri e fugge. Intercettato dalla polizia, viene portato dal vescovo affinché questi possa confermare il furto.

Il vescovo invece dichiara che non si trattava di refurtiva, bensì di un regalo. Questo gesto di clemenza spinge Valjean a redimersi e a prodigarsi per aiutare i bisognosi. Lo farà fino alla fine nonostante sia perseguitato da un ispettore di polizia, Javert, che conosce tutta la storia di Valjean in quanto suo carceriere.

Il regista fa emergere nel suo film, e lo fa soprattutto nella scena finale, quanto sia più importante la carità elevando l’immagine, appunto caritatevole di Valjean all’integerrima condotta dell’ispettore Javert.

Interpretazione brillante da parte dei due attori protagonisti: Liam Neeson e Geoffrey Rush.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati