Stan Laurel
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Ultimo film I re della risata (1971)

Stan Laurel – o meglio Arthur Stanley Jefferson – nacque nel 1890 ad Ulverstone, una cittadina situata nel nord-ovest dell’Inghilterra. Il padre, Arthur Jefferson o, più semplicemente, A.J., com’era conosciuto all’epoca, era un attore di teatro, dedito per lo più alla commedia, mentre la madre, Margaret Metcalfe, figlia di un calzolaio, era nota per essere parte del coro locale. La leggenda vuole che i futuri coniugi Jefferson si fossero incontrati proprio in un piccolo teatro di Ulverston, dove A.J. svolgeva la doppia mansione di attore ed impresario e la giovane Margaret, soprannominate Madge, cantava.
A prescindere da come siano andate in realtà le cose, quel che è certo è che il 19 marzo 1884 i due si sposarono e cominciarono a lavorare insieme, girando i teatri dell’Inghilterra in lunghe tournée. Nel 1885 nacque il primo figlio: George Gordon Jefferson, il quale fu cresciuto per lo più dai nonni materni, al pari del fratello Stan.
Dei primi anni di vita di Stan non sappiamo granché. Sappiamo che, oltre a George, aveva una sorella, Beatrice Olga, nata il 16 dicembre 1894 a Bishop Auckland, dove A.J. aveva aperto alcuni importanti teatri e dove la famiglia si trasferì definitivamente nel 1897, ed un altro fratello, nato a North Shields il 1° aprile 1900. Un quinto fratello Jefferson, Sydney Everitt, nato il 30 aprile 1899, era morto a soli cinque mesi di vita.
Un’istantanea di quell’epoca così remota ci viene fornita dallo stesso Stan che, nel 1955, scrivendo ad una parente da parte di madre, ricorda “con gioia le vacanze passate in quei luoghi con i tuoi nonni. Mi sembra ancora di vedere il vecchio negozio di frutta e verdura e il meleto che vi stava di fronte”.
L’amore di Stan per il teatro non tardò a manifestarsi. Nell’autobiografia che A.J. scrisse nel 1939, si legge come, già nei primi anni del ‘900, Stan si fosse costruito un piccolo teatrino con venti-trenta posti a sedere, dove iniziò a recitare con alcuni giovani ragazzi “smaniosi di recitare”. E il cinema? Beh, per quello l’interesse si sviluppò in un secondo momento, se è vero che, quando nel 1900 il padre divenne gestore di uno dei primi cinematografi d’Inghilterra, Stan non dimostrò il benché minimo entusiasmo.
Tra il 1902 e il 1905, Stan frequentò la King James I Grammar School di Bishop Auckland, dove acquisì una discreta cultura di base. Nel 1905, si trasferì con la famiglia nei dintorni di Glasgow, vicino al Metropole, il principale teatro amministrato da A.J. La salute di Madge, intanto, si fece cagionevole. Le tournée dei Jefferson erano ormai un lontano ricordo. A.J. iniziò, quindi, a scrivere brevi sketch comici che, in alcuni casi, avrebbero ispirato l’opera futura del figlio.
La prima esibizione ufficiale di Stan sul palco di un teatro risale al 1906 (o forse all’ottobre del 1905), al Britannia Theatre di Glasgow. Nel 1908, intanto, Margaret Metcalfe morì. Stan aveva solo diciotto anni e si preparava a partire per una tournée con la pantomima di Natale The House That Jack Bullit. Superato il dolore per la perdita della madre, Stan realizzò che quell’avvenimento avrebbe segnato il suo ingresso nel mondo adulto e cominciò a rinforzare le ali per spiccare il volo ed abbandonare per sempre il nido natio.
L’occasione gli fu offerta da Fred Karno, un uomo che ha scritto la storia del vaudeville e delle compagnie itineranti dell’epoca. Un uomo certamente molto lungimirante che poteva vantare, fra i talenti scoperti, oltre a Stan Laurel anche Charlie Chaplin. Per due sterline alla settimana, Stan ottenne di prender parte a quattro sketch di Karno, come prova del suo talento. L’esame fu brillantemente superato e, il 22 settembre 1910, Stan Laurel, Charlie Chaplin ed altre quattordici persone lasciarono l’Inghilterra con destinazione gli Stati Uniti.
Le cose, però, non andarono bene. Nel luglio del 1911, Stan dovette far ritorno in Inghilterra con pochi soldi e con il morale sotto i tacchi. Karno, infatti, gli preferì Chaplin, affidando a lui i ruoli di primo piano e relegando Stan al ruolo di comprimario o addirittura rimpiazzo. La voglia di affermarsi nel mondo dello spettacolo, tuttavia, non si placò e, appena tornato in Inghilterra, Stan fondò con Arthur Dandoe il duo The Barto Brothers. La coppia ebbe, però, vita breve e prima della fine del 1911 apparteneva già al passato. Ecco come Stan ricordava quell’avvenimento: “Poi, neanche fossimo due scolarette sceme, fra Dandoe e me ci fu un’insignificante divergenza di opinioni e la nostra società finì in una bolla di sapone […]. Dopo quell’episodio restai senza lavoro per un anno”. Cominciava ad emergere il carattere di Stan, ben lontano dal remissivo Stanlio cui siamo abituati, che lo porterà a numerosi scontri, in particolare, molti anni dopo, con il produttore Hal Roach.
Ritorniamo, però, al 1912. Karno decise di offrire una nuova opportunità a Stan che, visti i recenti insuccessi, decise di accettare la proposta ricevuta. Il 2 ottobre 1912 la compagnia s’imbarcò nuovamente verso gli Stati Uniti alla ricerca di miglior fortuna. Le cose, questa volta, andarono diversamente: le recensioni positive ed il buon riscontro di pubblico non si fecero attendere e gli spettacoli poterono continuare per tutto l’inverno, da Seattle a Vancouver, da Tacoma a Portland e fino a San Francisco. Le repliche proseguirono sino al 1914, quando Chaplin accettò di passare alla Keystone Comedy Film di Mack Sennett. Stan, che sinora aveva goduto del successo solo di riflesso, si trovò di nuovo allo sbando, con pochi soldi e con nubi dense ad adombrare il futuro.
Tra il 1915 e il 1917, Stan prese parte a diverse rappresentazioni sempre nelle vesti di imitatore di Charlie Chaplin. Nel 1917 prese a far coppia fissa con Mae Dahlberg, un’attrice di discreta fama con la quale raggiunse un buon successo. Il 1917, tuttavia, fu un anno importante per un altro motivo: in quell’anno, infatti, Stan apparve per la prima volta in un cortometraggio girato a Hollywood, proprio con la Dahlberg come coprotagonista. Mae Dahlberg viene ricordata anche per un altro motivo: fu proprio lei a suggerire a Stan di cambiare il proprio cognome in Laurel, pare per una colora d’alloro indossata da Scipione l’Africano in un’immagine vista su una rivista aperta per caso.
Il successo cinematografico e teatrale della coppia Stan-Mae durò per diversi anni: li ritroviamo insieme nel 1922 nei cortometraggi The Weak-End Party e The Handy Man, in cui Stan interpreta la parte di un giardiniere, e ancora in Blood and Sand dove Stan interpreta un personaggio chiamato Rhubarb Vaselino (parodia di Rodolfo Valentino).
Nel 1923, le difficoltà della casa di produzione di Anderson per la quale lavorava, indussero Stan a siglare un contratto con Hal Roach, uno dei maggiori colossi della produzione cinematografica dell’epoca. Alla corte di Roach, che aveva Harold Lloyd quale punta di diamante, Stan incontrò Charlie e Jimmy Parrott, che ritroveremo in seguito nei panni di registi di alcuni dei più celebri cortometraggi di Stanlio e Ollio, e anche James Finlayson, destinato ad accompagnare la coppia per tutti gli anni ’30.
I rapporti tra Stan e Hal Roach furono sin dall’inizio tumultuosi. Stan pretendeva più soldi (nel 1925 girò sei film per un compenso di 5.695 dollari, mentre nel 1926 ne girò ben diciassette per 12.050 dollari) e soprattutto avrebbe voluto portare sullo schermo Mae per replicare i successi degli anni precedenti. Intanto, nel 1925 un’altra futura grande star aveva firmato per Hal Roach: si tratta del “nostro” Oliver Hardy. Le basi per la coppia sono ormai gettate.
Sul finire del 1925, dopo la separazione artistica e sentimentale da Mae Dahlberg, Stan si cimentò nella regia di alcuni cortometraggi. Uno di questi, Yes, yes, Nanette, segnò l’incontro tra Stan e Oliver, l’uno in veste di regista, l’altro in quella di attore. L’anno successivo fu la volta del primo vero cortometraggio girato dalla coppia. Il mito era finalmente nato…
Tra il 1926 e il 1928, la coppia affinò l’intesa: Oliver si trasformò da cattivo antagonista di Stan a compagno alleato contro il nemico di turno, spesso e volentieri James Finlayson. Prima dell’introduzione del sonoro, la coppia ebbe modo di girare oltre 40 comiche mute. Stan sembrava finalmente aver raggiunto la felicità: nel 1926 aveva sposato Lois Neilson Ozmun, dalla quale il 10 dicembre 1927 ebbe una figlia, Lois Laurel. Fu questo, anche, il periodo di massima creatività per Stan. Non è un caso che proprio al 1927 risale il primo cortometraggio universalmente riconosciuto come primo vero lavoro di Stan e Oliver, The Second Hundred Years (I due galeotti), in cui i nostri, fuggiti dalla prigione, indossano al contrario la divisa carceraria che, interamente bianca, li fa assomigliare a degli imbianchini.
Il successo sembrava inarrestabile, anche dopo l’introduzione del sonoro. Tra il 1929 e il 1932 Stan e Oliver recitarono in quasi 30 cortometraggi, diedero vita al loro primo lungometraggio, Muraglie (1931), vinsero l’Oscar per il cortometraggio La Scala Musicale, uno dei più celebri della coppia, e s’imbarcarono per la loro prima tournée europea (1932), che ebbe un successo clamoroso. Rientrati in America, Stan e Oliver cominciarono nuovamente a sfornare film e cortometraggi per Hal Roach. Il 2 ottobre 1933 iniziarono le riprese di una delle loro opere più famose: I figli del deserto.
La vita privata di Stan, frattanto, aveva conosciuto i primi intoppi. Nel 1932, Lois, forse esasperata dalle scappatelle del marito con Alyce Ardell, un’attrice di scarsa fama, chiese ed ottenne la separazione dal marito e, l’anno seguente, presentò a Stan istanza di divorzio. Secondo la donna “Laurel l’ignorava e la sua popolarità l’aveva reso insopportabile, tanto da metterla spesso in imbarazzo”. Il 10 ottobre 1933, Stan e Lois divorziarono. L’anno seguente, Stan sposò Virginia Ruth Rogers. Il 1933 si concluse con la morte del fratello di Stan, Everett, il 17 dicembre a causa del gas esilarante inalato presso lo studio di un dentista.
Il 1934 vide Stan e Oliver impegnati in un programma d’intrattenimento presso l’ospedale per i reduci di guerra di San Francisco. I due saranno ricordati come persone estremamente sensibili e disponibili, nonostante il successo planetario di cui godevano in quel periodo. Il 1934, però, fu anche l’anno delle furiose litigare tra Stan e Hal Roach, diverbi che diventarono così violenti da indurre i due a rescindere il contratto ed a dividere le loro strade: era il marzo del 1935. Solo un mese dopo, tuttavia, il New York Times titolava: “Laurel e Hardy riuniti”. Pare che Hal Roach, subissato com’era dalle proteste dei fans, avesse messo da parte ogni rancore ed avesse teso la mano a Stan che accettò le scuse ed anche il nuovo contratto. In verità, pare che gran parte del merito per la riunificazione della coppia sia da ascrivere ad Oliver, che aveva mantenuto il suo rapporto d’amicizia con Stan. I due poterono così nuovamente gettarsi nel lavoro e realizzare alcuni dei lungometraggi migliori della coppia: Gli allegri eroi (1935), La ragazza di Boemia (1936), I fanciulli del West (1936).
Proprio mentre Stan si apprestava a girare quest’ultimo film, la moglie Ruth cominciava a manifestare insofferenza nei confronti del marito. Ben presto decise di separarsi e di chiedere gli alimenti. I due si trascinarono per una lunga e dolorosa battaglia legale, nel corso della quale tornò a farsi viva Mae Dahlberg, anche lei con una richiesta di alimenti (benché i due non si fossero mai sposati ufficialmente). I litigi fra Stan e Hal Roach, intanto, tornarono a farsi frequenti e, dunque, non c’è da stupirsi se in quel periodo capitava a Stan di abbandonarsi a qualche eccesso alcolico.
Il 24 dicembre 1937 Stan Laurel e Virginia Ruth divorziarono. Appena una settimana dopo, il 1° gennaio 1938, Stan sposò Vera Ivanova Shuvalova, una cantante russa conosciuta da poco. Il rapporto fu da subito difficile: la donna si abbandonava a frequenti bevute e fu più volte arrestata in stato di ubriachezza e rilasciata dietro cauzione. Correva voce, inoltre, che Vera (meglio conosciuta come Illiana), fosse vedova ed avesse un figlio da un secondo compagno. Inoltre, amava così tanto i vigili del fuoco da fare ripetute chiamate denunciando incendi inesistenti pur di vederli accorrere davanti a casa con tanto di mezzi e lance. Com’era inevitabile che fosse, prima della fine del 1939 Stan e Illiana divorziarono.
Se è vero che la vita privata di Stan (e di Oliver) stava andando a rotoli, sul grande schermo le cose andavano a gonfie vele. Risale al 1938 il film Vent’anni dopo, ancora una volta uno dei titoli più riusciti della coppia. Nel 1939, tuttavia, le divergenze fra Stan e Hal Roach tornarono a farsi insanabili: Stan fu licenziato per la seconda volta. Ci fu giusto il tempo per una riappacificazione temporanea e per due film leggendari: Noi siamo le colonne e C’era una volta un piccolo naviglio, entrambi del 1940, prima del divorzio definitivo.
Gli anni ’40 rappresentano l’inizio della decadenza, sia fisica che artistica, della coppia Laurel-Hardy. Nel 1941, la Fox iniziò a reclutare attori per film comici: Stan e Oliver furono scritturati per quattro lungometraggi da realizzare nei due anni successivi. Si tratta di Ciao Amici!, Sim Sala Bin, Gli allegri Imbroglioni, e Il nemico ci ascolta. Nessuno di questi titoli, però, seppe ripetere i fasti di un tempo. Nel 1941, intanto, Stan aveva risposato Virginia Ruth, dalla quale avrebbe divorziato per la seconda volta nel 1946.
Le recensioni d’epoca di questi film furono tutte molto positive e questo spinse la MGM a scritturare Oliver e Stan per una serie di altri film. I soggetti proposti al duo, però, erano molto distanti dai loro standard e i risultati furono modesti: Sempre nei guai, Maestri di Ballo, I Toreador sono titoli da archiviare in fretta.
Il 1946, tuttavia, concesse ai nostri eroi una nuova occasione di riscatto. Se dal punto di vista familiare, Stan aveva finalmente trovato un po’ di stabilità, dopo il matrimonio con Ida Kitaeva, sul fronte lavorativo i due ricevettero un’offerta addirittura dall’Inghilterra. Oltreoceano, furono accolti come degli eroi ed il loro successo fu enorme. Per Stan, poi, fu l’occasione per incontrare per l’ultima volta il padre A.J., ormai ottantaquattrenne.
Tornati negli Stati Uniti, Stan iniziò a soffrire di diabete e dovette declinare ulteriori proposte lavorative per potersi curare. Nel 1950, la sua salute gli sembrò sufficientemente buona da consentirgli di accettare la proposta per quello che sarebbe stato l’ultimo film di Stanlio e Ollio: Atollo K. La produzione europea costrinse i nostri a trasferirsi oltre oceano ed a lavorare con persone sconosciute che in molti casi non sapevano una sola parola d’inglese. Le premesse per l’insuccesso, malgrado l’enorme budget di 2 milioni di dollari, vi erano tutte. Se a ciò aggiungiamo che il peso di Oliver raggiunse vette mai conosciute e che, prima dell’inizio delle riprese, Stan soffrì di una forte dissenteria che lo ridusse ad uno scheletro umano, il quadro è più che completo. Il film trovò una distribuzione in Europa, mentre negli Stati Uniti restò sommerso a lungo.
Stan e Oliver impiegarono diversi mesi a riprendersi dalla loro ultima fatica. Occorrerà attendere sino al febbraio del 1952 perché i due trovino la forza di rimettersi in pista. E, ancora una volta, sarà il vecchio continente ad offrir loro le luci della ribalta. Tra febbraio e settembre, infatti, i due tennero una nuova tournée inglese ricca di successi, che si ripeté fra l’ottobre del 1953 ed il maggio del 1954. Nella primavera del 1954, Oliver subì un attacco di cuore e dovette far ritorno in America. Il sipario era definitivamente calato.
Oliver dovette dimagrire sino a diventare irriconoscibile. All’inizio del 1957, un ictus lo paralizzò e lo rese muto. Si racconta che, nei pochi momenti di lucidità di Oliver, lui e Stan passassero delle ore intere a guardarsi, muti, forse scambiandosi ricordi dei momenti felici passati insieme, in una sorta di amicizia telepatica. L’anno successivo Oliver morì. Stan, malato a sua volta, non poté partecipare alle esequie.
In questo periodo di salute debole e ristrettezze economiche, Stan dovette vendere la casa e rifiutò ogni proposta di lavoro: senza Oliver non voleva saperne di recitare. E poi i tempi erano cambiati, e Stan temeva che la sua comicità non funzionasse più. Ebbe modo di ricredersi nel 1961, quando ricevette l’Oscar alla carriera. Sfortunatamente, la salute non gli consentì di ritirarlo di persona, ma esistono dei filmati reperibili in rete che lo ritraggano nella sua casa con l’ambito premio. Dal 1962 Stan iniziò a soffrire di emorragie oculari, come si legge in un messaggio scritto agli amici Short: “La notizia che ho perso un occhio è decisamente pompata; ho avuto sì un’emorragia all’occhio sinistro qualche mese fa […]. Ma la vista ce l’ho ancora, anche se, ovvio, è debole, ma comunque non sono demoralizzato; se se l’è cavata l’ammiraglio Nelson, me la caverò anch’io!!!”. Stan non perse mai il suo senso dell’umorismo, neppure quando, verso la fine, disse all’infermiera che gli stava preparando un’iniezione: “Andrei volentieri a sciare”. E l’infermiera: “Oh, Mr. Laurel, lei scia?”. E Stan: “No, ma piuttosto di farmi fare quella lì, altroché se ci andrei!”.
Stan morì il 23 febbraio 1965 alle 13.45 per un attacco di cuore dopo che, negli ultimi mesi, gli era stato diagnosticato un cancro al palato. SIPARIO.
*Citazioni tratte da: S. Louvish, "Stanlio e Ollio", Frassinelli Ed.
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