Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Quando si analizza in sede critica la filmografia di Wim Wenders, "Lo stato delle cose" è un film che solitamente viene messo dietro sia alla Trilogia della Strada anni 70, sia a film anni 80 come "Paris Texas" o "Il cielo sopra Berlino". È un peccato che questo film col passare degli anni sia finito un po' nel dimenticatoio, perché all'epoca fu comunque salutato da un Leone d'oro alla mostra di Venezia assegnato da una giuria di soli registi ed ebbe buona considerazione da parte della critica più accorta.
Si tratta di una suggestiva per quanto piuttosto ermetica metafora del "bisogno di raccontare storie attraverso il cinema" che vede il regista Fritz Munro girare un film di fantascienza di serie B in Portogallo ma poi restare improvvisamente senza fondi e senza pellicola e doversi recare a Los Angeles dal produttore che si nasconde per paura delle ritorsioni della malavita. Forse un po' lunghetto a due ore, con qualche scena effettivamente di troppo nella parte portoghese dove sembra tutto essere bloccato, il film prende quota nella parte conclusiva in America e conferma la fascinazione degli Stati Uniti sull'immaginario wendersiano, con un epilogo "splendidamente fulmineo" (Morandini) che chiude in maniera memorabile un film per il resto piuttosto discontinuo.
Da applaudire senza esitazione la fotografia in bianco e nero di Henri Alekan che fa le prove generali per "Il cielo sopra Berlino", con un cast eterogeneo dove si apprezza soprattutto il protagonista Patrick Bauchau e le partecipazioni di veri registi come Samuel Fuller e Roger Corman, ma anche di attrici iconiche come Viva Auder, star di Warhol, o Isabelle Weingarten che era stata la protagonista di "Quattro notti di un sognatore" di Bresson. "Lo stato delle cose" rimane a suo modo affascinante anche se molto intellettualizzato, comunque una tappa importante nel percorso e nell'immaginario di un regista fra i più prestigiosi della scena europea negli anni 80.
Voto 8/10
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