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La ragazza che sapeva troppo

Regia di Mario Bava vedi scheda film

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La recensione su La ragazza che sapeva troppo

di Letiv88
8 stelle

Un film essenziale per capire il giallo italiano: elegante, ambiguo, con quel tocco di ironia che lo rende ancora oggi sorprendente.

Con La ragazza che sapeva troppo (1963)Mario Bava inaugura un genere che ancora non esisteva: il giallo all’italianaRoma diventa un palcoscenico notturno e inquieto, e una turista straniera si ritrova intrappolata in un incubo che mescola paranoia e mistero. Un film ponte tra il noir classico e il thriller moderno, con qualche sfumatura ironica che sorprende.

Nora Davis (Letícia Román)americana in vacanza a Roma, raggiunge un’anziana amica che la ospita, ma la notte stessa la donna muore improvvisamente. Sconvolta, Nora esce in cerca di aiuto, ma viene derubata e colpita alla testa, trovandosi in uno stato di confusione in cui crede di assistere a un omicidio. Al suo risveglio in ospedale, nessuno le dà credito, nemmeno il giovane medico Marcello Bassi (John Saxon). Determinata a capire cosa sia successo, Nora scopre che delitti simili sono già avvenuti in passato, noti come i “delitti dell’alfabeto”, e comincia a sospettare che l’omicidio che ha visto possa essere collegato a questi casi. Nel corso delle indagini, entra in scena Laura Craven-Torrani (Valentina Cortese), amica della defunta anziana, la cui presenza aggiunge ulteriori indizi e sospetti, rendendo il mistero ancora più fitto. Nonostante emergano elementi concreti, resta sempre il dubbio: è tutto reale o frutto della sua immaginazione?

Bava dirige con mano elegante e sperimentale, trasformando Roma in un set surreale dove ogni vicolo, scala e piazza diventa parte del racconto. Non punta sul sangue, ma sull’atmosfera: giochi di luce e ombre, inquadrature ardite e movimenti di macchina che anticipano il lavoro dei maestri del giallo italiano. Molti anni dopo, Dario Argento riprenderà proprio quell’immaginario notturno romano a partire da L'uccello dalle piume di cristallo (1970), ispirandosi allo stile visivo di Bava. Ogni scorcio della città diventa così un personaggio silenzioso, in grado di amplificare ansia e tensione.

La sceneggiatura, firmata da Ennio De ConciniSergio Corbucci ed Eliana De Sabata con la collaborazione di Mario Bava, Franco Prosperi e Mino Guerrini, costruisce la storia come un puzzle dove la percezione conta più dei fatti. Il ritmo alterna momenti di tensione intensa a passaggi più leggeri, con ironia sottile che prende in giro la protagonista e lo spettatore. I dubbi su ciò che è reale e ciò che non lo è sono l’anima narrativa del film, con false piste che mantengono sempre alta la suspense.

Letícia Román incarna Nora Davis con una fragilità che rende subito tangibile la sua vulnerabilità: giovane e al suo primo ruolo importante, riesce a trasmettere insicurezza e confusione, e Bava la mette in primo piano con inquadrature ravvicinate che fanno vivere allo spettatore la sua esperienza come se fosse propria. Accanto a lei, John Saxon nel ruolo del dottor Marcello Bassi rappresenta il punto di riferimento umano, una presenza rassicurante in un mondo che sembra continuamente sfuggire al controllo. La regia sottolinea il contrasto tra la stabilità di Bassi e l’instabilità di Nora, creando un gioco visivo e narrativo che mantiene alta la tensione.

A complicare ulteriormente le cose interviene Valentina Cortese, che interpreta con ambiguità calcolata Laura Craven-Torrani: il suo volto illuminato da giochi di luce e le sue movenze studiate alimentano sospetto e mistero senza mai cadere in esagerazioni, diventando così un elemento fondamentale della suspense che avvolge il film.

Il titolo originale pensato da Bava era Incubo, ma i distributori imposero La ragazza che sapeva troppo, citazione diretta di Hitchcock e del suo L’uomo che sapeva troppo (1956). Nei titoli di testa appare Adriano Celentano con la canzone Furore, che ritorna in una scena resa surreale da un errore di velocità nella riproduzione, sottolineando l’ironia nascosta del film. Oggi il film è riconosciuto come un vero cult, primo tassello di un genere che avrebbe segnato il cinema italiano.

La ragazza che sapeva troppo è un giallo elegante e visionario, che vive della sua ambiguità e di una sottile suspense tipica del thrillerBava mescola paura e ironia, trasformando un giallo apparentemente classico in un piccolo gioco di specchi che prepara la strada al futuro del genere. Un film che ancora oggi affascina perché non dà risposte nette, ma lascia il piacere di perdersi tra realtà e suggestione.

 

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