Regia di Beppe Cino vedi scheda film
In un desolato paesino vivono Nicholas, Monica e la loro figlia di undici anni, Lola. La piccola, girovagando per il paese, continua a incontrare l'inquietante figura di un uomo dal ghigno perverso. Nel frattempo suo padre Nicholas viene trascinato in un allucinante delirio circondato da figure mascherate festanti.
Mamma mia, che guazzabuglio senza capo, né coda. Il cavaliere, la morte e il diavolo è il titolo di un'incisione di Albrecht Duerer, peraltro rappresentata in una lunga sequenza didascalica durante questo film; ma la fonte da cui proviene la sceneggiatura scritta dallo stesso regista, Beppe Cino, è un racconto di Arthur Schnitzler (che pure non viene mai citato nei crediti della pellicola): Doppio sogno. Esatto, lo stesso testo che ispirerà una quindicina di anni dopo nientemeno che Stanley Kubrick per il suo ultimissimo film, Eyes wide shut (1999); bizzarro notare a questo punto che per Cino si tratta, al contrario, del debutto dietro la macchina da presa. Ulteriore curiosità sta nel fatto che l'impensabile Mario Bianchi (regista di pellicole erotiche e/o a luci rosse) girerà nel 1989 la sua personalissima versione di Doppio sogno, un softcore dal titolo Ad un passo dall'aurora. Paolo Bonacelli è il protagonista indiscusso di questo lavoro, ma le sue indubbie capacità non riescono a salvarlo: la trama è troppo sconclusionata e la messa in scena dilettantesca, tanto che molto presto il turbine di realtà-sogno-fantasia-allucinazione finisce con il generare, anziché tensione e curiosità, semplicemente noia. Nel cast compaiono inoltre Mirella D'Angelo, Piero Vida, Jeanne Mas e Lola Ledda; Cino figura anche come produttore dell'opera. Il Nostro tornerà sul grande schermo tre anni più tardi con il thriller La casa del buon ritorno: non un successo neppure quetsa volta, ma certo una pellicola più compiuta e sensata de Il cavaliere, la morte e il diavolo. 2/10.
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