Regia di Dziga Vertov vedi scheda film
Interessante documentario che apre una finestra sulla vita a fine anni Venti del XX secolo.
Il primo film che vedo per il 1929 è questo. Sempre seguendo IMDB, nel '29 si verifica un contro-intuitivo aumento delle opere prodotte, rispetto al '28, di circa il +6%.
Questa opera semiartigianale (vi lavora l'autore, suo fratello, sua moglie - che fa il montaggio -, e pochi altri) dovrebbe affemare la visione artistica dello stesso regista e sceneggiatore, Dziga Vertov (nome d'arte d'origine futurista). Per costui, l'unico cinema possibile è quello che mostra la realtà, punto. Duro e puro. Il cinema di invenzione è, per lui, addirittura deleterio per il popolo, per non parlare di teatro e letteratura. Le idee di un pirla, direi. Però aveva 33 anni, al tempo, e magari essere pirla a quell'età ci sta pure. Già al tempo questa posizione così intransigente faceva incazzare un po' tutti, dai grandi registi russi, ai soliti politici trafficoni, che avrebbero voluto una bella propaganda da spiattellare al popolo, ma la propaganda, quasi per definizione, fa vedere una realtà distorta e addomesticata, modificata, insomma.
Ebbene, questo film in realtà va quasi contro le idee dello stesso Vertov. Lui stesso dice all'inizio che sarà un esperimento, che non ci saranno didascalie (è muto, e senza scritte), che non ci saranno attori, scenografie, etc...Poi, già col montaggio, una trama,per quanto esile, c'è, non fosse altro che si parte dal risveglio (di una persona, della città, dei lavori) e si va avanti nella giornata.
Non solo, alla faccia della realtà, il regista usa tutti (forse proprio tutti) i trucchi del tempo per dare dinamismo alle scene, per sorprendere, per accelerare o rallentare il ritmo...insomma vuoi fare il documentario e ti esce comunque il film. Lui disse che usò sì tecniche varie, ma proprio come una rottura con quanto veniva prodotto allora. Sì, come no.
Che poi, già il titolo fallisce: non è un uomo con la telecamera, caso mai sono DUE uomini con la telecamera, dato che lo stesso cameraman, più volte, viene ripreso da qualcun altro, mentre fa le sue riprese o cerca di posizionarsi qua e là.
Il film rimane molto interessante per lo spaccato di vita che ci permette di vedere, un viaggio indietro nel tempo fino al 1929, e ci sono varie cose che andrebbero ricordate, ma non sono io che devo farlo. Però dai, due cent sullo sport del tempo li metto, il salto con l'asta che usava un'asta non flessibile, e facevano nel film due metri, centimetro più o meno (oggi siamo a 6,30 mt) e ovviamente il salto in alto, con stili ormai caduti in disuso, senza materassi, con Fosbury che inventò il suo salto solo nel '68 e, per quanto incredibile, nessuno ancora per 40 anni avrebbe saltato come oggi fanno tutti.
La versione del film vista da me era accompagnata da musiche notevoli, di Nyman, che vi si dedicò a inizio XXI secolo. Tornando però al 1929, il film all'uscita scontentò tutti e le critiche furono anche feroci, esagerate. Col tempo invece il film è stato innalzato a livello di un capolavoro, esagerando in senso contrario (parere solo mio), dato che alla fine darò un 7.
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