Regia di Diego Bianchi vedi scheda film
ARANCE E MARTELLO non entrerà nella storia del cinema, che Diego Bianchi alias Zoro abbia fatto una capatina sui grandi schermi non se n’è accorto nessuno. I fasti sul web con l’autocritica e l’analisi beffarda degli elettori/iscritti del PD, spaccati e sempre problematici sembrano finiti e le trasmissioni su Raitre hanno mostrato la corda della solita autoreferenzialità, senza più nulla da dire perché la realtà supera la fantasia ogni giorno che passa.
Arance e martello (2014): locandina
Nell’agosto canicolare del 2011 la sezione del PD decide di raccogliere 10 milioni di firme pe fa’ dimette’ Berlusconi. La caposezione Trieste si prodiga col marito, il figlio e qualche amico tra i banchi del mercato rionale. Ne nascono alcuni dissapori dovuti a differenti opinioni e appartenenze politiche, l’avviso di chiusura da parte del comune di Roma amministrato da un sindaco di destra è una doccia fredda per i “bancarellari”, ai quali non resta che chiedere aiuto ai piddini. Questi ultimi convocano un mini direttivo per votare sì o no alla chiusura del mercato. Le varie anime di centrosinistra si riuniscono per esprimere parere e voto: il nostalgico, il margheritino, la protorenziana, gli opportunisti etc. La metafora tra le due Italie, tra due schieramenti avversi è palese.
Arance e martello (2014): scena
ARANCE E MARTELLO mette a segno poche intuizioni-parodia come la ricercatrice scambiata per escort di Ilaria Spada che vota sì alla chiusura per favorire l’apertura di un mercato biologico a chilometri zero. Una renziana in nuce che polverizzerà Bersani e i bersaniani alla Zoro, costretti a rimboccarsi le maniche per andare al cesso! Giorgio Tirabassi fa il verso al sindaco della destra sociale, il protervo Alemanno, riproponendone frasi scult come è colpa della giunta precedente…non facciamo/diciamo fesserie. I sanguigni Antonella Attili, Francesco Acquaroli e Stefano Altieri non bastano a far decollare un’opera prima blanda e innocua. Nella seconda parte il film cambia registro e vira al grottesco drammatico che stride con la prima frazione brillante ma zoppicante, e con vari ingolfamenti. Grande è la confusione sotto il cielo di Roma e Diego Bianchi non va al di là della visione ombelicale della critica di sezione e di quartierino. Mo’ ce pensa Barca...
Arance e martello (2014): Ilaria Spada
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