Regia di George Miller (I) vedi scheda film
Una storia finita maluccio.
Nel 1984 il primo La storia infinita di Wolfgang Petersen ottenne un grande successo e fu considerato la risposta europea ai grandi kolossal di genere fantastico che l'industria hollywoodiana propone regolarmente. L'inevitabile seguito purtroppo risulta deludente.
Il soggetto non copra la seconda parte del romanzo originale di Michael Ende alla base di tutto, ma è solo un fiacco rimasticamento con gli stessi personaggi delle stesse situazioni già viste nel primo film, dunque una specie di fotocopia che però non ha il fascino e la poesia (sebbene fin troppo disneyiana, che non piacque affatto a Ende stesso) del primo. La regia passa allo scozzese George Miller e la sceneggiatura di Karen Howard non brilla certo per inventiva e immaginazione. Bastian, il ragazzino del primo film, torna in possesso del libro magico che già gli aveva fatto vivere tante avventure, ma ben presto si accorge che le pagine stanno nuovamente tornando bianche. Tornato nel regno di Fantàsia dovrà quindi lottare ancor contro il temibile Nulla, che stavolta è spalleggiato da una strega che spinge il giovane ragazzo dubitare dei suoi e dimenticare i suoi ricordi...
Non solo il regista ma anche gran parte del cast è diverso dal primo capitolo, e tutto sommato il poco che rimane di apprezzabile viene dal fronte della realizzazioni degli effetti visivi, a cui hanno lavorato solidi professionisti come Derek Meddings, Colin Arthur, Giuseppe Tortora e l'artista dei matte paintings Albert Whitlock, che crea degli scenari davvero suggestivi. Questo però non basta a far raggiungere la sufficienza a questo sequel senz'anima nè fantasia.
Curiosità: Il film doveva iniziare la produzione subito dopo l'uscita del successo del primo film, per coprire la restante seconda metà del romanzo che il film precedente aveva lasciato fuori. Michael Ende però fece causa alla produzione, il che portò a un ritardo di ben sei anni. Lo scrittore riteneva che il suo romanzo fosse stato stravolto e chiedeva che la produzione fosse interrotta o il titolo del film fosse cambiato. Quando i produttori non lo fecero intentò la causa, che però infine perse.
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