Regia di Pier Giulio Schellini vedi scheda film
Monologo sulla follia a opera di un confuso barbone che si aggira per le strade della Capitale.
Dodici minuti in bianco e nero per uno dei lavori narrativamente più intensi, più solidi di Franco Brocani, che pure si firma con lo pseudonimo - di tanto in tanto sfruttato - Pier Giulio Schellini. Interessante l'espediente centrale del lavoro, cioè quello di alternare due voci off: una è quella del protagonista, un senzatetto che vaga per le strade di Roma, per lo più farneticante; l'altra è una sorta di commento in tempo reale delle confuse, ma in linea di massima sensate esternazioni dell'uomo. L'illustrazione assume in questo caso lo spazio solitamente riservato alla suggestione, l'arma più spesso usata da Brocani/Schellini nei suoi lavori su pellicola. Pittore, scultore e artista visivo, Brocani è stato attivo nel cinema soprattutto nel decennio intercorso fra metà degli anni Sessanta e metà dei Settanta, continuando in seguito a produrre - sempre preferendo la forma breve, il cortometraggio - con minore assiduità. Sufficienza 'politica'. 6/10.
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