Regia di Sylvester Stallone vedi scheda film
Rocky, reduce dalla vittoria morale contro Apollo Creed, si gode inizialmente la vita togliendosi diversi sfizi, ma rendendosi presto conto che senza un lavoro stabile non riuscirà a sostenere la moglie e il bambino in arrivo. Deciso ad abbandonare il pugilato, dovrà rivedere le sue posizioni quando un furiosissimo Apollo Creed, insoddisfatto di come è andato il loro primo incontro, lo sfiderà pubbicamente obbligandolo a salire sul ring. Il film è tutto sommato un seguito abbastanza naturale del precedente, nel quale la regia viene ora presa in mano dallo stesso Stallone che ha quindi il totale controllo del film. Sebbene la trama possa risultare un po' ripetitiva, date le diverse similitudini con il film precedente, risulta comunque assolutamente godibile: merito di uno Stallone che riesce veramente a mettere anima e corpo nel suo personaggio e di una sceneggiatura molto più personale di quella del film precedente, decisamente più incentrata nel mostrare le effettive difficoltà vissute dal protagonista nel gestire la propria vita dopo l'ondata di notorietà. Rocky resta sempre il protagonista innocente delle vicende di altri, che se fosse per lui neanche combatterebbe. La foga del guerriero e del lottatore emerge solo nel momento in cui egli non combatte per sè stesso ma per la sua famiglia, per coloro a cui tiene, nella misura in cui il combattimento contro Creed diventa ragione stessa di sopravvivenza. Il film funziona e, nonostante qualche debolezza di sceneggiatura, è il degno seguito di una storia cult che, purtroppo, capitolo dopo capitolo perde sempre più il suo fascino.
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