Regia di François Ozon vedi scheda film
Ozon si prende gioco dei borghesi, in un giochino intellettuale che lo rende più borghese del peggior borghese. Usando un registro che potrebbe essere caro a Woody Allen (l'ultimo, purtroppo), s'inventa un gioco a incastro, fra un alunno con velleità di scrittore, un insegnante frustrato e a cui piace esibire la propria cultura umanista, e una famiglia "normale", (madre, padre, figlio), agiata e, appunto, borghese. Dentro questo giochino, il ragazzo è il perno, è il seme della zizzania, è l'inviato di guerra dentro le quattro mura della famigliola felice, da dove scrive resoconti familiari sempre più precisi, finendo per tarlare quella vita "normale" che vive nei suoi scritti e nella sua fantasia, coinvolgendo, in questo, anche il professore, un voyeur iprocrita e, apparentemente, riparato dietro la sua superiorità intellettiva. Un film dai dialoghi brillanti, per carità, ma profondamente distaccato dalla realtà, aleatorio, "bourgeoise", fuori tempo massimo. Ozon non è il mio regista, evidentemente, e lascio agli altri i suoi giochini cinematografici spesso fini a sé stessi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta