Regia di Amanzio Todini vedi scheda film
Lilly scrive romanzi rosa e vive nel suo mondo bislacco di fantasia, circondata da due angeli custodi, Maurice e Rudy. La donna è innamorata, non corrisposta, del suo editore Ferdinando; sequestrato da Lilly, quest'ultimo finisce per cambiare idea e innamorarsene. Troppo tardi: a lei non interessa più, ma intanto si fa avanti Rudy, disposto a tornare umano per amore di Lilly.
Sciagurata operazione televisiva (sponda Reteitalia/Fininvest, insomma berlusconiana), Nontuttorosa rappresenta la vetta della produzione artistica di Marisa Laurito: il soggetto è infatti dell'attrice partenopea, che è anche la protagonista del lavoro, e di Roberto Ferrante, che scrive la sceneggiatura insieme al regista Amanzio Todini. Pare evidente fin da subito che la pellicola ruoterà tutta attorno alla Laurito e ai suoi ghiribizzi (costumi sopra le righe, battute squinternate in odore di Quelli della notte); è sempre lei al centro della scena e – purtroppo – va constatato che la sua presenza non basta a reggere un intero film. Soprattutto se di spalla ci sono, per tutta la durata del lungometraggio (un centinaio di minuti circa) solamente tre ulteriori interpreti: Andy Luotto, Jean-Pierre Duriez (doppiato con lo stesso accento dell'ispettore Clouseau che, quanto peggio, è finalizzato ai medesimi giochetti di parole) e Sergio Castellitto, giovanissimo e doppiato anche lui (almeno, però, senza accenti smaccatamente ridanciani). Quanto all'idea di partenza, cioè quella di scimmiottare Il cielo sopra Berlino di Wenders (1987) in chiave demenziale – che comunque era all'epoca un genere piuttosto sdoganato e popolare – meglio tacere, semplicemente. Se qualcosa si vuole salvare, si può parlare delle musiche di Bixio – Frizzi – Tempera; in una comparsata c'è anche Gegé Telesforo. Curiosità: il titolo esatto del film è Nontuttorosa, tutto attaccato. 2,5/10.
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