Regia di Lasse Hallström vedi scheda film
NEI CINEMA ITALIANI IL 18 MAGGIO 2012
VISTO IN STREAMING SU PRIME VIDEO NEL SETTEMBRE 2025
È un film che scorre con un ritmo narrativo sempre giusto: non ci sono tempi morti e lo spettatore resta catturato dalla vicenda dall’inizio alla fine. Uno dei suoi punti di forza è il bilanciamento riuscito fra dramma e commedia. Da apprezzare, quindi, lo script (di Simon Beaufoy, ridotto dal romanzo di Paul Torday) lì dove introduce una discreta dose di sarcasmo verso il governo britannico, utile a spezzare e alleggerire lo stile dramedy della vicenda. Il regista svedese Lasse Hallström (impostosi all'attenzione del mondo con lo strappalacrime Hachiko - Il tuo migliore amico nel 2009). Il filone più propriamente 'ironico' è sorretto da una Kristin Scott Thomas in stato di grazia: nel ruolo della capo ufficio stampa del Primo Ministro, regala momenti divertenti e pungenti, interpretati con la sicurezza di un’attrice di grande classe.
Al cuore della trama c’è l’impresa folle di introdurre la pesca del salmone nello Yemen. Un’idea che, oltre all’aspetto narrativo, funziona come metafora: sfidare le barriere delle convenzioni, dimostrare che il denaro non è sempre demoniaco ma può diventare strumento positivo se guidato da uomini intelligenti e sensibili. Una visione forse utopistica, ma coerente con il timbro della pellicola. Ewan McGregor veste i panni del dottor Alfred Jones: inizialmente troppo ingessato, quasi caricaturale nella sua rigidità, diventa poi fin troppo figo nella seconda parte, perdendo un po’ di coerenza. Emily Blunt, invece, è splendida: la sua bellezza mai sopra le righe non supera la sua capacità di risultare credibile e adattabile a qualsiasi ruolo. Amr Waked, nei panni dello sceicco Muhammed, se la cava senza brillare, ma non compromette l’amalgama del cast.
Sul grande schermo, la fotografia di Terry Stacey (L'uomo in più, 2011) spicca come uno dei pregi maggiori: i paesaggi scozzesi e quelli marocchini (in luogo dello Yemen) regalano allo spettatore un respiro visivo che amplifica la storia. Hallström dirige con sicurezza gli attori, ma la sceneggiatura - al di là della capacità di sdrammatizzare - mostra il fianco in uno degli snodi cardine dell'intera pellicola, il drammone che scaturisce dalla relazione, fragile, di Harriet con il suo capitano dei marines conosciuto da poche settimane. Il finale, scontato, vede trionfare su tutto l’amore vero, quello che si forma sulle differenze caratteriali e sul superamento delle rigidità. Sufficienza netta, anche se il voto resta di molto sotto il 7.
Voto 6,5; rivedibilità 6/10 (solo per la presenza di E. Blunt)
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