Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Un film comme les autres è una delle prime opere "militanti" che caratterizzano il secondo periodo ('68-'72) della lunga filmografia di Godard; periodo noto soprattutto per l'adesione del regista al Gruppo Dziga Vertov. Ci troviamo nel '68 e Godard, pienamente coinvolto dagli avvenimenti di pochi mesi prima, scelse di riprendere una discussione, in mezzo a un prato, tra alcuni giovani studenti e un gruppo di operai di una fabbrica di automobili. Essi discutono, tra le altre cose, di comunismo, di quali debbano essere le azioni rivoluzionarie da intraprendere dopo il Maggio sessantottino. La discussione risulta poi intervallata da alcuni immagini di repertorio che risalgono al quel famoso Maggio e da delle voice-over che o narrano di alcuni eventi importanti di quel periodo (perlopiù diversi gesti "rivoluzionari") o citano dei discorsi pronunciati da figure di spicco, sia comuniste (Marx, Lenin e Che Guevara) che non (Shakespeare). Sin dal titolo, volutamente ironico, si può evidenziare la peculiarità di quest'opera; ovvero di come non si tratti di un film come gli altri. Infatti Godard, convinto che anche le immagini possano trasmettere un concetto rivoluzionario, sfugge da qualsiasi convenzione narrativa che possa rimandare ad un cinema commerciale e borghese (e pertanto reazionario). Ne consegue non solo un effetto di straniamento, che pure era presente nelle precedenti opere godardiane, ma addirittura di respingimento da parte dello spettattore (o perlomeno del sottoscritto) nei confronti di questa pellicola. Per far ciò Godard ricorre a diverse scelte estetiche che sfilacciano, come solo lui sa fare, il linguaggio cinematografico, come ad esempio la volontà di non far vedere mai i volti dei protagonisti della discussione (i quali, invece, vengono ripresi soltanto tramite campi lunghi e medi, al massimo di spalle) e di sovrapporre i dialoghi e le voci narranti. "Un film comme les autres" è chiaramente un film che vuole esaltare il movimento sessantottino, ma contiene già alcuni germi della futura disillusione (anche se non so quanto ciò fosse voluto effettivamente da Godard): l'incomprensibilità tra gli studenti e gli operai, a causa della difficoltà di esporre in maniera chiara e concisa le proprie tesi verso l'altra parte, cosa che mette in evidenza come questi due "classi" abbiano una concezione del mondo difficilmente conciliabile. Inoltre viene addirittura detto che alcuni membri, ormai stanchi e delusi, si stiano già progressivamente a distaccare dal movimento. Il risultato però (al di là della sperimentazione del linguaggio cinematografico, che è sempre stato uno dei fulcri del cinema di Godard) è piuttosto blando, se non addirittura spossante, soprattutto perchè il film finisce per appiattire il messaggio "rivoluzionario" che vorrebbe trasmettere.
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